Caltanissetta

Colpo alla famiglia mafiosa di Niscemi, il procuratore De Luca: “bisogna denunciare perchè lo Stato c’è”

Le dichiarazioni del procuratore De Luca e del comandante provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta Pascale a margine dell'operazione "Mondo Opposto"

Pubblicato 5 mesi fa

“Non si tratta della solita operazione antimafia, non che solita sia offensivo, ma questa attuale ha delle peculiarità assolutamente chiare. Dobbiamo riaffermare che Cosa Nostra, che è sul territorio da circa 160 anni, non è un comitato d’affari ma è mondo opposto. Il fatto più grave è quello ricondotto a colui che è stato ritenuto il capo mandamento di Gela, Alberto Musto. Il progetto omicidiario è stato portato avanti sin quasi all’esecuzione, i presunti killer erano già con le pistole in mano, ma a differenza di 30 anni fa, quando l’imprenditore che denunciava era un uomo morto, adesso c’è lo Stato che controlla il suo territorio ed è in grado di impedire che delle persone innocenti vengano uccise”. A dirlo è il procuratore della Repubblica di Caltanissetta Salvatore De Luca a margine della conferenza stampa presso il comando provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta dopo il maxi blitz antimafia che ha disarticolato la famiglia mafiosa di Niscemi. “Il mandamento di Gela è un mandamento mafioso di Cosa Nostra dove è presente la Stiddra dove vi è una grande disponibilità di armi e la volontà di usarle nel caso in cui fosse necessario secondo le dinamiche e l’ottica criminale. Cosa Nostra resta sempre uguale, nel Dna vi è la violenza, che non viene sempre attuata, ma quando è ritenuta utile viene sicuramente utilizzata“, ha concluso il procuratore De Luca.

I carabinieri del Comando provinciale di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip su richiesta della Dda, a carico di 29 indagati (25 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e una sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio svolto). Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, favoreggiamento personale, violenza privata, minaccia e minaccia a pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, incendio, porto e detenzione di armi e munizionamento, ricettazione e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale. In un caso sarebbe stata sistemata una testa di maiale davanti al portone d’ingresso dell’abitazione di un appartenente alle forze di polizia.

“Abbiamo colpito uno dei mandamenti considerati criminali a livello nazionale. Ritengo che si tratta di una operazione complessa che ha visto un’attività investigativa sviluppata in un clima di ostilità verso la pressione che le forze dell’ordine hanno esercitato in quel controllo, e in un clima di minaccia continua verso gli imprenditori. E’ una vittoria dello Stato, un forte segnale sul territorio, aver seguito l’imprenditore, e scongiurando fatti di sangue, credo che sia motivo per gli altri imprenditori che debbano denunciare e debbano affidarsi allo Stato, e oggi lo abbiamo dimostrato”, ha dichiarato il colonnello Vincenzo Pascale comandante provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta.

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