Canicattì

Tentato omicidio a Canicattì, madre difende figlio: “Non è stato lui a sparare”

Ha difeso il figlio davanti ai giudici che stanno presiedendo il processo che lo vede accusato per tentato omicidio. Lei è la madre di Gianluca Sciacca, imputato di aver tentato di uccidere il “rivale”, Vincenzo Curto colpito da tre colpi di arma da fuoco la sera del 26 giugno 2017, a Canicattì. La donna ha […]

Pubblicato 5 anni fa

Ha difeso il figlio davanti ai giudici che stanno presiedendo il processo che lo vede accusato per tentato omicidio. Lei è la madre di Gianluca Sciacca, imputato di aver tentato di uccidere il “rivale”, Vincenzo Curto colpito da tre colpi di arma da fuoco la sera del 26 giugno 2017, a Canicattì.

La donna ha riferito, nell’udienza di ieri, quale teste, che “quella sera mio figlio era tranquillo, sono sicura che è stato accuato per vendetta”. La madre ha affermato di non credere che a sparare quella sera sia stato il figlio.

“Curto – secondo la donna – avrà accusato mio figlio per rabbia visto che aveva una relazione con la sua ex moglie”.

La sparatoria, per come è stata narrata dal reticente Vincenzo Curto sarebbe avvenuta  nella zona alta del quartiere popolare di Borgalino in contrada Montagna.

I tre colpi di pistola hanno centrato il trentatreenne alla parte destra del torace e l’ogiva è stata rinvenuta e sequestrata dai carabinieri. Altri due colpi avrebbero invece attraversato la gamba destra della vittima e le ogive, in questo caso, sono state ritrovate e sequestrate dai poliziotti del Commissariato di Canicattì.

L’attività investigativa di Polizia e Carabinieri ha permesso di giungere a quelle che, secondo gli investigatori, sarebbero certezze: a sparare sarebbe stato Scaccia al culmine di una lite scoppiata durante un incontro che avrebbe dovuto rivelarsi chiarificatore. Il movente sarebbe di natura passionale.

Gianluca Scaccia – difeso dall’avvocato Angela Porcello – è già noto alle forze dell’ordine per esser stato – nel 2012 – arrestato insieme ad altre due persone per detenzione di stupefacenti, armi e munizioni. Anche Curto aveva qualche precedente. L’ultimo dei quali lo aveva portato in carcere per reati legati al dopo separazione dalla moglie.

 

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