1960: “La dolce vita” e “Il giorno della civetta” segnano un’epoca
Messe in mostra decine di foto di scena del grande fotografo Enrico Appetito
Anni “innocenti” 1960 e il 1961 durante i quali Leonardo Sciascia scrisse “Il giorno della civetta”.
Ci aveva già pensato Fellini nel febbraio 1960, con “La dolce vita” a rompere il velo di Maya delle ipocrisie istituzionali, della cattolicità intransigente. Se ricordate bene fu una carambola di eventi che segnarono la nostra repubblica e l’intero mondo.
Nei giorni in cui il film di Fellini debuttava sugli schermi, Gronchi andava a Mosca per incontrarsi con Kruscev e per essere preso a pesci in faccia, all’Avana raffiche di mitra venivano indirizzate a Mikoyan, Rossellini divorziava dalla Bergman, la lira italiana era riconosciuta solida, il caso Milazzo in Sicilia impegnava le risorse polemiche della perdente classe politica siciliana, ci si avvicinava pigri e immemori al giugno tambroniano.
Nel mentre Sciascia scriveva e nel 1961 puntuale usciva “Il giorno della civetta” che disvelò altri veli di Maya e fece crollare credenze arrugginite da secoli, verità ammantate del sapere di mentire. Persino il cardinale di Palermo affermava “la mafia non esiste”. Quando usci “La dolce vita” il cardinal Siri esclamò “Questi sono i nuovi dannati”, Vittorini più laicamente disse che era “l’epica degli stronzi”.
Il libro di Sciascia invece non ebbe epiteti ma tra le sue pagine rivelò, diventando un cult, un catalogo di personaggi che fiorivano attorno ai mafiosi e che ancora oggi è studiato nelle migliori università: ”Uomini, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaquaraquà”.
Trascorrono appena sette anni e nel 1968 Damiano Damiani gira il film omonimo.
Oggi 2021 la Fondazione Sciascia nell’anno del centenario sciasciano ha recuperato e messo in mostra decine di foto di scena del grande fotografo Enrico Appetito che documentano ulteriormente la lungimiranza e l’impegno civile di Sciascia.
E’ passato mezzo secolo da quegli scatti che oggi sono stati celebrati e descritti dal sindaco di Racalmuto Vincenzo Maniglia, dall’assessore alla cultura di Racalmuto, Enzo Sardo, dal nipote di Sciascia, Fabrizio Catalano, dal direttore letterario della Fondazione Antonio Di Grado e dal Generale di Corpo d’Armata Gianfranco Cavallo a testimonianza di quanto l’Arma dei Carabinieri tenga in gran conto la memoria e l’etica della giustizia dello scrittore Sciascia.
Erano presenti le massime autorità civili e militari mentre il vicepresidente della Regione Roberto Di Mauro ha auspicato che la lezione di Sciascia venga appresa dalle nuove classi dirigenti.
Sarà possibile visitare la Mostra fotografica fino al 19 settembre..