Giudiziaria

Palma di Montechiaro, ex consigliere comunale morto in carcere a Cagliari

L'ex consigliere comunale Montalto, coinvolto nella maxi-operazione antimafia "Oro bianco", stava scontando 12 anni di reclusione

Pubblicato 1 anno fa

Un detenuto siciliano di 53 anni, che stava scontando una lunga pena, è morto nel sonno nella notte nel centro clinico del carcere di Uta (Cagliari), dove si trovava da circa un anno e mezzo.

Lo rende noto l’associazione ‘Socialismo diritti riforme’ (Sdr), da anni impegnata nella tutela dei diritti delle persone private della libertà personale.

Il recluso, Salvatore Montalto, originario di Palma di Montechiaro, era costantemente monitorato e più volte era stato inviato in ospedale per accertamenti diagnostici e per sottoporsi a un intervento chirurgico.

“Il più delle volte, però, aveva rifiutato il ricovero”, riferisce Maria Grazia Caligaris, dell’associazione Sdr, nel sottolineare “la difficoltà di garantire la salute in carcere per chi soffre di gravi patologie”.

Montalto stava scontando 12 anni di reclusione. L’ex consigliere, coinvolto nella maxi operazione antimafia “Oro bianco”, che ha fatto luce sul cosiddetto “paracco”, ovvero la famiglia mafiosa alternativa a Cosa nostra e alla Stidda – venne arrestato con l’accusa di associazione mafiosa e condannato per aver messo a disposizione del clan i servizi bancari dell’Unicredit di cui era dipendente.

La famiglia dell’ex consigliere comunale vuole vederci chiaro e conoscere le cause che hanno determinato la morte del loro congiunto affidando ad un legale di fiducia, l’avvocato Domenico Ingrao, il compito di seguire l’intera vicenda.

“La morte di Salvatore Montalto riporta l’attenzione su un problema di efficienza della sanità penitenziaria soprattutto in questo periodo, quando l’intero sistema sanitario in Sardegna mostra tutti i suoi limiti”, aggiunge Caligaris, che ha espresso vicinanza alla famiglia del detenuto, il cui decesso è stato scoperto stamane.

“Gli aspetti più problematici riguardano i detenuti con problemi psichici e tossicodipendenze la cui permanenza dietro le sbarre è molto difficile da gestire, se non addirittura impossibile quando si tratta di condizioni di vera e propria incompatibilità con la perdita della libertà. Aldilà del singolo caso, anche con scelte personali discutibili, ovviamente devono essere rafforzati gli strumenti per garantire le cure. Per questo Sdr rivolge un appello all’assessore regionale della Sanità Doria per una maggiore attenzione e assume l’impegno di promuovere un incontro sul tema per esaminare gli aspetti della salute in tutti gli istituti sardi”.

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