Giudiziaria

“Frode sulle tariffe idriche”, chiesto processo per il sindaco di Canicattì e dirigenti Tre Sorgenti 

Al centro delle indagini vi è la fornitura idrica al Comune di Palma di Montechiaro a cui sarebbe stata applicato una tariffa superiore a quella dovuta

Pubblicato 1 anno fa

Frode nelle pubbliche forniture e dichiarazione infedele al fine di evadere imposte per un importo di oltre centomila euro. Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del sindaco di Canicattì e di tre dirigenti del Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti. Si tratta del primo cittadino Vincenzo Corbo e di Carmelo Vaccaro, 59 anni, di Realmonte; Jessica Vanessa Lo Giudice, 32 anni, di Palma di Montechiaro; Mauro Porcelli Licata, 64 anni, di Licata. La prima udienza preliminare è stata fissata il prossimo 7 marzo davanti il gup del tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo.

Tutti rischiano di finire a processo con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture. Al solo sindaco di Canicattì viene anche contestata, in qualità di presidente del consorzio Tre Sorgenti, anche una evasione dell’imposta di oltre 100 mila euro. Al centro delle indagini, eseguite dal Nucleo Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Agrigento, vi è la fornitura idrica al Comune di Palma di Montechiaro. Secondo l’accusa, infatti, il Consorzio Tre Sorgenti avrebbe applicato una tariffa maggiore rispetto a quella dovuta. In particolare – si legge nell’atto di accusa – “il Consorzio avrebbe applicato una tariffa pari a 0.6629 per l’anno 2012 e dopo essere stato escluso dalla medesima autorità per gli anni successivi per mancata consegna degli impianti al gestore, cedeva volumi di fornitura idrica a Palma di Montechiaro applicando una tariffa maggiore pari a 0,6869 tra il 2018 ed il 2020 rispetto a quella dovuta di 0.6629.”

Al solo sindaco Vincenzo Corbo, sempre in qualità di presidente del Consorzio Tre Sorgenti, è contestata anche una evasione dell’imposta, relativa al 2019,  di 100 mila euro. Per gli inquirenti, il primo cittadino avrebbe indicato nella dichiarazione annuale elementi attivi per un ammontare inferiore a quelli effettivi. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Calogero Meli, Silvio Miceli,  Santo Lucia e Angelo Armenio. 

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