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La lunga scia di sangue in provincia, Patronaggio: “Tre virus nella società agrigentina”

Il commento a Grandangolo del magistrato, per anni alla guida della Procura di Agrigento, dopo l'ennesimo omicidio in provincia

Pubblicato 1 anno fa

di Luigi Patronaggio, magistrato

“Pur non operando più nel contesto agrigentino continuo a restare molto sorpreso dall’enorme numero di omicidi, e fatti di sangue in genere, che nel 2022 hanno afflitto questa provincia. A differenza di qualche decennio addietro non si tratta più di omicidi riconducibili alla criminalità organizzata di matrice mafiosa ma di omicidi maturati in contesti apparentemente “normali” che, proprio per il contesto di normalità in cui sono nati, lasciano l’opinione pubblica basita. A ben guardare tuttavia questi eclatanti fatti di sangue nascondono tre virus, ormai endemici, nella società agrigentina: l’ignoranza, l’arretratezza culturale e la mancanza di una robusta rete sociale accogliente e solidale .

Partendo proprio dall’ ultimo di questi tre virus, va osservato che quando una comunità riconosce se stessa e condivide i propri valori, si adopera affinché nessuno dei suoi membri resti indietro ed isolato, difficilmente si verificheranno sorprendenti  episodi violenti, proprio perché la comunità conosce i suoi membri e ne riconosce criticità e bisogni. Avviene allora che disturbi mentali, devianze generate da alcool o tossico dipendenze, situazioni di marginalità, siano riconosciute dalla collettività e, con l’aiuto delle pur limitate risorse pubbliche, vengano in qualche modo assorbite e ammortizzate all’interno della comunità stessa impedendo la deflagrazione di episodi estremi.

I due virus gemelli della  ignoranza e della arretratezza culturale di non indifferenti strati della popolazione agrigentina, generano infine altri episodi di inaccettabile violenza. Appare infatti incredibile che in questa provincia debbano ancora scoppiare risse per uno sguardo di troppo ad una donna, che sgarbi lievi provochino faide familiari infinite, che questioni di interesse, risolvibili davanti al più modesto dei giudice di pace, inneschino scoppi di violenza inaudita. Ignoranza e sfiducia verso le pubbliche autorita’ – ad onor del vero sempre più attrezzate e all’altezza dei compiti loro devoluti – e sulla loro capacità di prevenire e risolvere conflitti familiari e sociali, rendono ancora più scivoloso ed inaffidabile il terreno della conciliazione e della auspicata giustizia riparativa. L’incapacità della scuola, e della cultura in senso lato, a raggiungere gli strati più marginali della società agrigentina ha fatto sì che ancora oggi in una società moderna, aperta, ipertecnologica e sempre più connessa, si ragioni con la stessa logica ottocentesca  dell’onore e della “roba”.

Pur non disconoscendo che all’interno della società agrigentina si annoverano intelligenze fini ed eccellenze, esperienze associazionistiche esaltanti e slanci solidaristici commoventi, resta il triste dato in commento dei numerosi fatti di sangue per i quali una spiegazione ed una soluzione deve pur doverosamente  tentarsi. C’è quindi da augurarsi che un vento di rinnovamento spazzi via le antiche incrostazioni della società e dia rinnovata linfa alle nostre comunità, renda più efficaci i servizi territoriali e sociali, incrementi l’ associazionismo e il volontariato, modelli l’ agire politico-amministrativo in senso solidaristico e cessi quella atavica sfiducia verso le Istituzioni che già troppi danni ha provocato nell’Isola generando illegali e mostruose forme di giustizia alternativa.”

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