“L’azienda agrigentina con i soldi confiscati alla mafia”, sequestro ad eredi commercialista
Al centro dell’inchiesta il commercialista (defunto) di Cattolica Eraclea, Ruggero Rizzuto
Avrebbe investito in una cantina e in un oleificio in provincia di Agrigento con i soldi confiscati ai boss Rosario Gambino e Salvatore Inzerillo. È l’ipotesi avanzata dalla procura di Palermo in una delicata inchiesta sulla gestione dei beni sottratti alla mafia e che vede protagonista il defunto commercialista Ruggero Rizzuto, originario di Cattolica Eraclea, deceduto nel 2018 a 65 anni. Il tribunale ha disposto il sequestro d’urgenza del saldo del conto corrente degli eredi per un valore pari a quasi 800 mila euro. Ad eseguire il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione, i poliziotti della divisione anticrimine di Palermo. Rizzuto, amministratore giudiziario, era finito sotto inchiesta con l’accusa di peculato continuato, procedimento archiviato con la sua morte.
Secondo gli inquirenti – a partire dal 2005 e fino al 2008 – l’uomo avrebbe effettuato una serie di prelievi di denaro, senza autorizzazione, dai conti correnti confiscati per un valore complessivo di 621.487,77 euro. Soldi che sarebbero stati poi serviti per alcuni investimenti nel settore agricolo e, in particolare, per la realizzazione di una cantina e di un oleificio sulla vecchia Ss 115, tra le riserve naturali Torre Salsa, Foce del Platani e Laghetto Gorgo, nella zona Piconello. “Grazie agli accertamenti patrimoniali – spiegano gli investigatori della Polizia – è stato possibile ricostruire le operazioni che hanno portato un erede dell’uomo a ricevere dallo stesso, quando era ancora in vita, la titolarità della maggioranza delle quote del capitale sociale dell’azienda agricola, sita nella provincia di Agrigento.
Nel frattempo è divenuto proprietario del ramo di azienda, comprendente anche la cantina e l’oleificio, nel quale sono confluiti i consistenti investimenti effettuati da amministratore giudiziario”. “Considerato che il ricavato di tale vendita è stato ritenuto il frutto del reimpiego del denaro illecitamente sottratto attraverso le reiterate condotte di peculato commesse e sussistendo il concreto pericolo che lo stesso potesse essere disperso” il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro d’urgenza del saldo del conto corrente per un valore pari a 779.476,31 euro.
LE DICHIARAZIONI DEL QUESTORE LARICCHIA
“Il sequestro patrimoniale d’urgenza che ha consentito di recuperare i soldi distolti da un amministratore infedele all’impiego a favore della comunità, costituisce un brillante risultato delle attività di monitoraggio dei patrimoni mafiosi condotta anche dopo la confisca da parte della procura e della questura”. Lo dice il questore di Palermo Leopoldo Laricchia. “Questo e altri episodi purtroppo avvenuti negli anni, confermano come l’attenzione sui patrimoni sequestrati o confiscati non possa fermarsi al provvedimento che ne dispone la confisca da parte del tribunale delle misure di prevenzione, ma debba continuare controllando ed accertando che i beni vengano effettivamente impiegati in modo produttivo a vantaggio della comunità a cui sono stati sottratti dalla criminalità mafiosa – aggiunge il questore – Nel caso specifico i 621.487 euro contenuti nei conti correnti sequestrati a Rosario Gambino e Salvatore Inzerillo nel 2012 erano stati progressivamente distolti dall’amministratore giudiziario per impiegarli nell’azienda agricola personale, poi venduta dagli eredi dopo la sua morte”. “Fortunatamente l’alert pervenuto dal tribunale delle misure di prevenzione a seguito di mirato controllo, ha consentito immediatamente di inoltrare allo stesso tribunale una proposta congiunta di sequestro patrimoniale preventivo del procuratore della Repubblica e del questore come prevede la legge, e di recuperare a tempo di record il maltolto sequestrando il provento della vendita dell’azienda agricola ammontante a 779.476 euro”, conclude il questore..