L’odontotecnico che trafficava chili di droga, la sede usata come deposito di cocaina
Manager e titolare di una rinomata società che si occupa di gestione dei laboratori odontotecnici ma anche importante membro di un sodalizio in grado di acquistare e smerciare cocaina
Manager e titolare di una rinomata società che si occupa di gestione dei laboratori odontotecnici ma anche importante membro di un sodalizio in grado di acquistare e smerciare cocaina non soltanto in provincia di Agrigento. È questa l’ipotesi della Direzione distrettuale Antimafia di Palermo che questa mattina ha disposto il fermo anche nei confronti di Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì. L’inchiesta, che fa luce sulle cosche mafiose di Porto Empedocle e Villaseta, definisce anche i contorni di una ben organizzata associazione – al cui vertice ci sarebbero stati Vincenzo Parla di Canicattì e Fabrizio Messina – in grado di acquistare e smerciare cocaina non soltanto in provincia di Agrigento.
Carmelo Corbo, difeso dall’avvocato Calogero Meli, è ritenuto uno dei membri apicali nonché braccio destro di Parla. A Canicattì è molto conosciuto per la sua attività, un rinomato studio odontotecnico. Clinica Dental Cad (così definita dai pubblici ministeri nel loro provvedimento di fermo) che, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Agrigento, sarebbe stato utilizzato anche come deposito di ingenti quantitativi di stupefacente, fino a due chilogrammi di cocaina. Corbo non è un soggetto sconosciuto alle forze dell’ordine. Nel 2009 venne arrestato insieme ad altre ventidue persone sempre per droga e, soltanto un anno più tardi, finì nuovamente in manette per la stessa ipotesi. Nel 2014 ha finito di scontare quattro anni di reclusione per poi avviare la rinomata attività nel campo dei laboratori e delle protesi dentali.
Per i magistrati della Dda di Palermo (il procuratore aggiunto Sergio Demontis ed i sostituti Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Luisa Bettiol) Corbo oltre ad essere uno dei custodi dello stupefacente era anche un finanziatore dell’associazione. Il gruppo, secondo quanto ricostruito, era riuscito in un primo momento a trovare un florido canale di approvvigionamento in Belgio attraverso i cugini Alfonso e Angelo Tarallo. In un secondo momento, anche con il benestare del boss Messina, l’associazione si sarebbe invece rifornita direttamente dalla famiglia mafiosa di Villaseta.