Giudiziaria

Stragi del 92, la difesa di Messina Denaro chiede l’assoluzione: “Non fu lui il mandante”

L'avvocato Adriana Vella dichiara: "Nessuna prova di un suo ruolo nella decisione"

Pubblicato 10 mesi fa

“Sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nonché delle sentenze irrevocabili acquisite nel corso dell’istruttoria dibattimentale, emerge l’assoluta incertezza dell’effettivo ruolo che Matteo Messina Denaro rivestiva all’interno della compagine mafiosa trapanese”.

E’ quanto affermato dall’avvocato Adriana Vella, difensore d’ufficio di Matteo Messina Denaro a conclusione della sua arringa difensiva nel processo che si celebra in corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta in cui il boss è accusato di essere il mandante delle stragi del ’92.

Il legale nel sottolineare “la mancanza anche solo di elementi indiziari gravi precisi e concordanti in merito alla partecipazione dell’imputato in seno alle riunioni in cui fu deliberato il piano stragista” ha aggiunto che “dalle motivazioni assunte in primo grado non è dato sapere nemmeno in cosa sarebbe consistito il concorso morale di Matteo Messina Denaro negli attentati di Capaci e via D’Amelio”.
Non vi è prova – ha detto il difensore – che l’imputato abbia fornito uomini per il compimento delle due stragi, né l’esplosivo utilizzato per il compimento delle stesse, né ancora supporto logistico sempre a tali fini”.

“E’ di tutta evidenza che nella sentenza impugnata – ha concluso il legale chiedendo l’assoluzione – non solo non si è fornita prova diretta del consenso anche tacito dell’imputato alle decisioni delittuose stragiste, così come non vi è certezza del momento in cui l’imputato abbia acquisito consapevolezza che i delitti rientranti in questo piano sarebbero stati caratterizzati da feroce violenza”.
L’udienza è stata rinviata alle 9.30 del 19 luglio, nell’aula “Costa” del Tribunale di Caltanissetta.

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