Usura ed estorsione a Canicattì, condannati due fratelli e assolto un sessantenne
Il processo scaturisce dall’operazione Cappio, l’inchiesta che ipotizzava un giro di usura ed estorsioni a Canicattì
Due condanne, seppur con una riduzione di pena rispetto al giudizio di primo grado, e un’assoluzione. Si chiude così il processo di appello scaturito dall’inchiesta “Cappio”, l’operazione che nel 2012 fece luce su un giro di usura ed estorsioni a Canicattì. I giudici della seconda sezione penale della Corte di appello di Palermo hanno condannato i fratelli Antonio e Giuseppe Maira, 74 anni e 69 anni (difesi dagli avvocati Giovanni Salvaggio e Paolo Ingrao): al primo sono stati inflitti 7 anni di reclusione (rispetto agli 8 anni, 10 mesi e 20 giorni rimediati in primo grado) mentre la pena per il secondo è di 3 anni e 6 mesi di reclusione (in primo grado era stato condannato a 5 anni). Ribaltata, invece, la sentenza nei confronti di Giuseppe Lo Brutto, 60 anni. L’imputato, difeso dall’avvocato Santo Lucia, è stato assolto dalle accuse. In primo grado era stato condannato a cinque anni.
Il processo scaturisce dall’operazione Cappio, l’inchiesta che ipotizzava un giro di usura ed estorsioni nella Città dell’Uva Italia. In primo grado il processo si era concluso con tre condanne e dieci assoluzioni. Antonio Maira, ritenuto un personaggio con uno spessore criminale non indifferente, membro di quella che poi diventerà nota come la Stidda, è stato nuovamente arrestato lo scorso anno dalla polizia per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per questi fatti è attualmente sotto processo davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento.