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Lampedusa, pescherecci rapinano migranti durante traversate in mare

Per la prima volta la procura di Agrigento contesta il reato di pirateria marittima

Pubblicato 9 mesi fa

Pescatori tunisini che si trasformano in rapinatori e depredano i barchini dei migranti sottraendo non soltanto i motori dell’imbarcazione ma anche denaro e cellulari alle persone. È questo il nuovo fronte sul quale la procura di Agrigento, guidata dal facente funzioni Salvatore Vella, ha lavorato nelle ultime settimane. Veri e propri blocchi navali effettuati dai pescherecci tunisini che, invece di andare a pesca, fermano e rapinano i migranti. Nelle scorse ore la procura ha disposto il fermo di quattro pescatori: si tratta del comandante e dell’equipaggio del motopesca “Assyl Salah”.

Il gip del tribunale di Agrigento Iacopo Mazzullo ha convalidato il provvedimento riconoscendo la bontà dell’attività investigativa svolta da polizia, guardia di finanza e guardia costiera. L’inchiesta nasce dalle dichiarazioni di alcuni migranti superstiti del naufragio, avvenuto il 23 luglio scorso, in acque Sar maltesi, con 5 dispersi, fra cui un bambino. L’attività investigativa si era concentrata anche su un particolare: nelle ultime settimane i barchini utilizzati dai migranti arrivavano senza motore con conseguenti rischi.

“Una vicenda di particolare importanza perché abbiamo individuato un nuovo aspetto criminale, estremamente pericoloso, che avviene nel canale di Sicilia – ha dichiarato il procuratore Salvatore Vella – La rotta che interessa la migrazione clandestina e che ha risvolti nel nostro territorio con Lampedusa. Tra i vari reati che abbiamo individuati si aggiunge quello di pirateria marittima, un reato particolarmente grave per l’ordinamento italiano e che ha importanza nel panorama internazionale. La pirateria mette a rischio la vita della gente in mare, così come avviene per i migranti sui barchini che arrivano in Italia. Gente che parte con imbarcazione di fortuna. Da qualche mese stiamo registrando che diversi barchini arrivano a Lampedusa senza motori. Ci siamo resi conto che diversi pescherecci tunisini attuano condotte di pirateria e depredano questi barchini con veri blocchi navali. Un’attività che sta diventando esclusiva rispetto a quella di pesca.”

Il procuratore facente funzioni sottolinea poi l’importanza di avere interpreti e mediatori culturali a Lampedusa: “Lavorare su Lampedusa continua ad essere difficile sul fronte della polizia giudiziaria: tanti arrivi, pochi interpreti. Abbiamo i migliori investigatori sul campo ma se non abbiamo gli interpreti non riusciamo a sentire i migranti che continuano ad essere la nostra fonte principale di informazione.”

LE IMMAGINI DELL’OPERAZIONE E GLI ARRESTATI

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