Bene confiscato (in parte) alla mafia diventa sede Fratelli d’Italia, il sindaco la chiude
Il sindaco di Santa Margherita Belice ha disposto la chiusura della sede con ordinanza perché “contrasta con la destinazione ai fini sociali”
L’immobile in parte confiscato alla mafia e utilizzato come sede elettorale di Fratelli d’Italia a Santa Margherita Belice è stato chiuso perché “tale utilizzo contrasta con la destinazione ai fini sociali e perché un diverso utilizzo non è mai stato autorizzato dal Comune”.
Lo ha disposto con propria ordinanza il sindaco Gaspare Viola dopo le polemiche innescate negli scorsi giorni su uno stabile di piazza Matteotti, sequestrato per il 25% alla criminalità organizzata, divenuto poi sede elettorale del partito. A sollevare la vicenda è stata l’associazione Libera che aveva denunciato “la decisione inopportuna di utilizzarlo in favore di una parte politica, qualunque essa sia, mortificandone e annullandone il valore collettivo”. L’immobile, prima di passare nelle mani dello Stato con provvedimento del tribunale del 2 dicembre 2011, apparteneva a Gaspare Ciaccio, condannato a 12 anni e 8 mesi nell’ambito della maxi operazione antimafia “Scacco Matto”.
L’iniziativa di trasformare la parte non confiscata alla mafia, e dunque ancora di proprietà dei familiari, è stata di Deborah Ciaccio, consigliera comunale e portavoce cittadina di Fratelli d’Italia nonchè nipote di Gaspare Ciaccio. La consigliera si è detta indignata per gli attacchi ricevuti e ha dichiarato che “L’inaugurazione è stata fatta in un locale che per il 75% è di proprietà della mia famiglia, mentre il 25 % appartiene ad un mio parente che ha avuto problemi con la giustizia, che ha scontato la sua pena e da cui ho mantenuto, mantengo e manterrò le distanze. Il locale che utilizzo come circolo è assolutamente in regola e non sequestrato, tranne una stanza che ovviamente non viene utilizzata”.
L’immobile, come emerso dalle verifiche effettuate dal comune su sollecitazione della Prefettura di Agrigento che ha voluto vederci chiaro, risulta però “indiviso” e che è “necessario ripristinare le originarie condizioni che non prevedono utilizzi diversi dal cespite da quelli previsti dalla destinazione data”. Per tale motivo il sindaco ha disposto la chiusura immediata della sede elettorale e la rimozione dei cartelli e delle insegne collocati sul prospetto dell’immobile “nelle more che venga effettuato il frazionamento necessario atto a distinguere la quota libera del 75% da quella oggetto di confisca del 25% nonché i connessi profili giuridici”.