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Ergastolo ostativo, Fondazione Caponnetto: “Mafiosi si dissocino con i fatti”

La Fondazione Antonino Caponnetto ha tenuto a Vallombrosa il 30/o vertice antimafia dedicato all’ergastolo ostativo e alla normativa antimafia. Il vertice, riporta una nota, ha prodotto una ‘Dichiarazione di Vallombrosa’ che verra’ mandata alla classe politica e sociale del nostro Paese per contribuire a migliorare tutti insieme la normativa antimafia permettendo di tenere dentro i mafiosi rispettando la costituzione.

“Il Parlamento – si legge nella Dichiarazione – deve realmente dare una risposta coerente con la disciplina e le finalita’ del “doppio binario”. Non sara’ semplice, ma l’unita’ e la convergenza di tutte le forze sane della societa’ deve servire a stimolare una riforma condivisa ed efficace nel chiudere qualunque spazio alla mafia nel segnare un successo a proprio favore. L’aspetto fondamentale della riforma da predisporre e’ di escludere il possibile venir meno dell’ergastolo ostativo attraverso due condizioni solo apparentemente riscontrabili nel comportamento dei mafiosi in carcere: la dissociazione, appunto, e la cosiddetta buona condotta. Non sono due fattispecie in grado di determinare i presupposti per poter accedere al novero degli istituti premiali perche’ non incidono sul venir meno del vincolo associativo”.

Per la Fondazione Caponnetto, “la riforma dell’ergastolo ostativo deve ruotare intorno ad una scelta gia’ ben presente nel sistema del “doppio binario”: l’inversione dell’onere della prova, in questo caso del vincolo dell’appartenenza all’organizzazione mafiosa. Spetta ai boss, infatti, dimostrare nella fattualita’ il venir meno di questo vincolo. Gli indici di questa rottura devono essere ben individuati dal legislatore per poter escludere con certezza l’attualita’ dei collegamenti, nonche’ il pericolo di ripristino dei legami diretti o indiretti con la propria organizzazione di appartenenza. Nello stesso tempo, deve essere certa e verificabile la non disponibilita’ dell’accesso al patrimonio accumulato attraverso le attivita’ criminali”.

Sui pareri da fornire al giudice della sorveglianza ” importante che siano coinvolti sia la procura antimafia del tribunale del capoluogo del distretto dove si e’ esercitata l’azione penale, sia il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo”, “deve essere altrettanto definito il percorso di monitoraggio e controllo durante gli eventuali accessi alle misure premiali, in modo che si possano revocare prima che si consumino reati e si riprendano le funzioni precedenti nella vita dell’organizzazione mafiosa”. La Fondazione Caponnetto “vigilera’ insieme alle altre realta’ dell’antimafia sociale sull’iter legislativo e chiede che si eserciti la delicata funzione di riforma avendo nel cuore e nella mente la necessita’ di mantenere in vita la priorita’ della lotta antimafia attraverso l’applicazione decisa e costante del Codice antimafia, dove il “doppio binario” ha una sua piena legittimazione“.