Enna

Mafia e fisco: confisca beni per due imprenditori

Mafia e fisco, beni confiscati a due imprenditori ennesi

Pubblicato 3 anni fa

I finanzieri del Comando provinciale di Enna hanno confiscato beni a due pregiudicati di Piazza Armerina, condannate dal Tribunale di Enna, rispettivamente, per frode fiscale e per inosservanza della normativa antimafia. Con entrambe le sentenze di condanna, ora divenute definitive dopo il secondo grado di giudizio, il tribunale si era pronunciato anche per la confisca dei beni fino a raggiungere un importo equivalente al profitto dei reati contestati ai due; beni che i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria gia’ nel corso delle indagini preliminari avevano cautelato con un sequestro preventivo su delega della procura di Enna.

La prima confisca

Il primo destinatario della confisca e’ un imprenditore che, per evadere le imposte sui redditi e l’Iva, aveva utilizzato fatture relative ad operazioni inesistenti scoperte dalle fiamme gialle ennesi durante l’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti della sua impresa. L’imprenditore, accusato di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture false e condannato a un anno di reclusione, ha subito la confisca di 19 unita’ immobiliari, in prevalenza terreni e alcuni fabbricati rurali, di una autovettura e di una quota pari al 50% del capitale sociale di una societa’ di gestione di alberghi e discoteche di cui era proprietario, per un controvalore complessivo di circa 90 mila euro, pari all’ammontare delle imposte sottratte al fisco.

La seconda confisca

Nel secondo caso, l’interessato era stato denunciato dai militari del Nucleo Pef di Enna in quanto non aveva rispettato l’obbligo imposto dalla legge ai condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso e alle persone sottoposte a misure di prevenzione personali previste dalla normativa antimafia, di comunicare alla Guardia di finanza le variazioni del proprio patrimonio intervenute nei dieci anni successivi alla condanna o all’applicazione della misura di prevenzione. L’uomo, infatti, avendo ceduto la propria quota di proprieta’ di alcuni appezzamenti di terreno ad uso agricolo realizzando un ricavo di circa 20 mila euro, superiore alla soglia d’obbligo di tali comunicazioni, pari a 10 mila euro, non ne ha informato entro i successivi trenta giorni il Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle competente sulla provincia di residenza. La confisca, in questo caso, seguita alla condanna a due anni di reclusione e 10.330 euro di multa, ha riguardato la somma di 12 mila euro depositata in parte su un conto corrente bancario ed in parte su un libretto di deposito postale.

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