Mafia

Torna in carcere la “mantide religiosa”: deve scontare 7 anni di carcere

Sette anni di pena residua per omicidio aggravato e associazione di tipo mafioso. La Polizia di Gela riporta in carcere la “Mantide religiosa”. La donna, condannata a 22 anni di reclusione per un omicidio avvenuto nel 1992, era stata scarcerata in piena emergenza Covid-19, per motivi di salute. Nella tarda serata di ieri, i poliziotti […]

Pubblicato 4 anni fa

Sette anni
di pena residua per omicidio aggravato e associazione di tipo mafioso. La
Polizia di Gela riporta in carcere la “Mantide religiosa”.

La
donna, condannata a 22 anni di reclusione per un omicidio avvenuto nel 1992,
era stata scarcerata in piena emergenza Covid-19, per motivi di salute.

Nella tarda
serata di ieri, i poliziotti del Commissariato di pubblica sicurezza, hanno
eseguito un provvedimento che dispone la carcerazione, emesso dalla Procura
Generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta, che ha revocato la
richiesta di ammissione provvisoria alla detenzione domiciliare, a carico della
gelese Maria Rosa Di Dio, di 61 anni, denominata la “Mantide
religiosa”. La stessa deve scontare una pena residua di 7 anni per i reati di
omicidio aggravato in concorso, associazione mafiosa e concorso in detenzione
di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso.

Maria
Rosa Di Dio, condannata a 22 anni di reclusione per un omicidio avvenuto nel
1992, era detenuta presso il carcere di Vigevano di Pavia e lo scorso 20
aprile, in piena emergenza Covid-19, era stata ammessa alla detenzione
domiciliare, in differimento dell’esecuzione della pena, con ordinanza del
Magistrato di sorveglianza di Pavia, per motivi di salute. Dopo le formalità di
rito, la Di Dio è stata condotta alla Casa circondariale di Messina.

La
vicenda della donna, sedicente maga, è emblematica. Era accusata di aver
partecipato all’omicidio di Agostino Reina, lupara bianca, nel 1992.

L’omicidio
venne eseguito in concorso con Davide Emmanuello, Fortunato Ferracane, Carmelo
Massimo Billizzi, Alessandro Emmanuello, Rocco Manfrè (suicida in carcere dopo
l’arresto) e Rocco Ferlenda. Reina venne ucciso perché ritenuto ostile a Cosa
nostra. A lamentarsi erano anche la moglie della vittima, Adelaide Ascia e
Maria Rosa Di Dio, erano stanche del comportamento violento di Reina.

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