Licata

Licata, vittima di usura: “Denunciate, non si può vivere in omertà”

Abbiamo raccolto la testimonianza di una delle vittime del racket a Licata

Pubblicato 4 anni fa

Il fenomeno dell’usura e delle estorsioni è un fenomeno che se pur antico, con l’emergenza legata al Coronavirus, continua a crescere. Ma la possibilità di reagire c’è, certamente non è una passeggiata denunciare il racket. Molti sono quelli che ancora si girano dall’altro lato e continuano a pagare il pizzo, ma sono tanti gli imprenditori che hanno trovato il coraggio di reagire, di denunciare e far arrestare i loro strozzini.

A fianco di questi uomini coraggiosi c’è l’associazione antiracket-antiusura “G.Giordano” di Gela. Dalla denuncia fino alle fasi di giudizio in tribunale, noi accompagniamo le vittime, le seguiamo a 360 gradi e non li abbandoniamo mai, dice ai nostri microfoni il presidente Renzo Caponetti. Invitiamo chi è vittima a denunciare qualunque fatto di estorsione o di usura. Fondamentale è la collaborazione e la sinergia tra l’associazioni e le forze dell’Ordine, nel caso che qui stiamo seguendo della Squadra mobile di Agrigento, le quali si attivano nella tutela e nella protezione della vittima. Lo stato è presente.

Abbiamo raccolto la testimonianza di una delle vittime del racket a Licata che, dopo aver trovato il coraggio di denunciare, ha permesso agli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, guidata dal vicequestore aggiunto Giovanni Minardi, di sgominare la rete di Nino e Paolo Greco, padre e figlio, accusati di usura ed estorsione aggravata.

“Mi sono affidato all’ associazione antiracket di Gela, mi hanno seguito passo passo, mi hanno accompagnato in questura e adesso sono qui a fianco a me in tribunale, dice la vittima. Dico e ribadisco a tutti di denunciare, perchè non si può continuare a vivere nell’omertà”.

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