Palma di Montechiaro

La droga del paracco: dalla Calabria (passando per Palermo) fino alle piazze dell’agrigentino

Il business della droga del "paracco"

Pubblicato 3 anni fa

L’inchiesta Oro Bianco, che ha sgominato il “paracco” guidato da Rosario Pace alias “Cucciuvì”, 60enne di Palma di Montechiaro, ha portato alla luce anche una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti. La droga – secondo l’attività di indagine – veniva acquistata tramite un canale calabrese, passando tra Palermo e Favara, giungendo poi nelle piazze di spaccio dell’agrigentino grazie ad una banda di pusher a servizio del paracco. Personaggi principali di questa catena di montaggio sarebbero Giuseppe Blando, coinvolto e assolto in primo grado nella maxi operazione antimafia Montagna nonché ritenuto uno dei più grandi narcos in provincia, Rocco Novella, originario di Locri, ritenuto corriere e già arrestato durante un viaggio in Sicilia con 6kg di cocaina, considerato un grossista della droga calabrese e Salvatore Troia, esponente della cosca mafiosa di Villabate fermato nell’ambito della maxi operazione “Cupola 2.0”. 

I tre, impegnati nel settore della droga, avrebbero poi venduto la sostanza al “paracco” guidato da Rosario Pace e, di conseguenza, alla rete di pusher. Una trattativa per acquistare droga viene documentata il 5 settembre 2017. Rocco Novella si reca dalla Calabria a Favara per incontrare Blando e Troia. Concordano pure una scusa nell’eventualità di controlli da parte delle forze dell’ordine. I tre si recano in un magazzino dove le cimici captano la discussione tra i partecipanti per la corresponsione di due ingenti somme di denaro: 86 mila euro e 17 mila euro. Qualcosa però non va come previsto perché al totale della somma mancherebbero 500 euro. “Mi hanno detto di no – dice Novella – mi ha mandato un msg e mi ha detto di no. Per cinquecento euro”.

Non è la prima volta che indagini portano alla luce gli interessi nel settore della droga del paracco guidato dai “cucciuvì” e di canali calabresi che si interfacciano nella provincia di Agrigento. L’operazione Kerkent, eseguita nel marzo 2019 dalla Dia di Agrigento guidata dal vicequestore Roberto Cilona, ha svelato l’esistenza di diversi canali di approvvigionamento che il boss Antonio Massimino utilizzava per rifornirsi di droga: uno di quelli individuati faceva riferimento proprio ai Pace che in più occasioni avrebbero ceduto droga al clan Massimino; un altro dei canali scoperti era quello calabrese della ndrina Accorinti.

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