Politica

Crisi idrica, Carmina: “situazione da codice rosso”

Presenterà una interrogazione parlamentare urgente al Ministro del Mare Musumeci

Pubblicato 2 mesi fa

Ida Carmina, deputata del M5S, interviene sulla crisi idrica che ha messo in ginocchio una intera regione siciliana, già un milione di residenti fanno i conti con la razionalizzazione e i disagi quotidiani e l’andazzo per il futuro è ancora più nero e nebuloso ed annuncia subito che presenterà una interrogazione parlamentare urgente al Ministro del Mare Musumeci. 

“Siamo alla catastrofe, alla calamità naturale, la Sicilia è in codice rosso con l’acqua alla gola e oggi i siciliani stanno pagando uno scotto senza precedenti che mette a serio rischio un servizio primario e irrinunciabile qual è l’acqua: un bene di tutti che nella nostra isola è come diventato un miraggio. Vent’anni di scelte politiche dei governi regionali delle destre illogiche e fallimentari hanno riportato le lancette dell’orologio alla grande sete. Oggi senza ripercorrere il cahiers de doleances paghiamo a carissimo costo la mancanza di regole e di efficace attuazione del servizio idrico integrato. La Legge Galli e la costituzione degli Ato Idrico e le rispettive 3 E (Economicità, Efficienza, Efficacia) sono state trasformate in una tavola imbandita ad uso della mala politica clientelare che ha distribuito incarichi di sottogoverno e prebende, non a manager o ad esperti del settore della gestione del servizio idrico, ma a “bandierine” utili a soddisfare appetiti di governo e clientela di onorevoli di maggioranza. Se a ciò aggiungiamo la dismissione troppo frettolosa dell’Eas e l’affidamento del servizio idrico a una società mista Siciliacque Spa, autentico monopolista in Sicilia, società di sovra ambito primo fornitore in Sicilia nel 2004, troviamo le origini del disastro. Una convenzione portata a termine dall’allora Governo Cuffaro che ha affidato per 40 anni la fornitura dell’acqua pubblica in Sicilia al monopolista che vende acqua all’ingrosso a prezzi decisamente fuori mercato, 0,69 euro a metro cubo. Addirittura un costo superiore al 65% di altre zone del Paese. Adesso tra siccità, invasi vuoti, obsolescenza delle reti idriche con conseguente perdita del 58% dell’acqua, sversamento a mare di acqua che non viene incanalata correttamente nelle dighe, dissalatori in disuso e depuratori non conformi alle leggi vigenti, la situazione è di grave allarme. Altro tasto dolente l’abbandono dei 4 dissalatori in Sicilia e lo sfacelo del mini-dissalatore di Porto Empedocle, uno sperpero di denaro pubblico con l’aggravante che una eventuale riattivazione avrà costi rilevanti. Tutti ricordiamo la processione dei politici siciliani del tempo che andavano in Israele a verificare il funzionamento dei dissalatori ad osmosi inversa. Peccato che in terra santa in pieno deserto sono perfettamente funzionanti da decenni e in Sicilia 4 dissalatori siano game over. Per non parlare della gestione delle fonti. Questo per dire che la attuale emergenza idrica in Sicilia non è legata tanto all’ emergenza climatica attuale, che ha solo messo in risalto la grave cattiva gestione del servizio idrico in Sicilia da decenni a questa parte. E a pagarne le conseguenze saranno i sindaci, i primi cittadini che diventeranno i capri espiatori della rabbia popolare allorché con il caldo torrido la gente avrà i rubinetti a secco. E le attività recettive già subiscono disdette nelle prenotazioni. A loro va la mia solidarietà oltre che la piena disponibilità per supportare le comunità sofferenti. E’ tempo che il Governo Meloni, agisca con urgenza, e, visto il fallimento della Governance Regionale a tutti i livelli, si assuma le proprie responsabilità, trovi risorse e soluzioni immediate per ripristinare il primo dei diritti primari: l’erogazione dell’acqua per gli usi domestici e per il comparto turistico ed agricolo e zootecnico, anch’essi piegati dalla mancanza delle risorse idriche, che stanno mettendo in ginocchio settori trainante per la Sicilia.”

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