Banda specializzata in furti di maioliche nell’agrigentino: chiesti 5 rinvii a giudizio
Gli imputati sono ritenuti parte di un’associazione per delinquere specializzata nei furti di pregiate maioliche per pavimenti prodotte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900
I sostituti procuratori della Repubblica di Sciacca Alberto Gaiatto e Brunella Fava hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di cinque persone coinvolte in un’inchiesta che ha fatto luce su una serie di furti di maioliche del 19º secolo messi a segno tra Sambuca di Sicilia e Sciacca. La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 14 novembre davanti il gup del tribunale di Sciacca. A rischiare il processo sono: Vincenzo e Mario Di Benedetto, di 73 e 37 anni, padre e figlio di Sciacca; Marco Gambino, 36 anni di Sciacca; Giuseppe Mancia, 42 anni, di Salemi, e Giovanni Castrofilippo, di Palermo.
Gli imputati sono ritenuti parte di un’associazione per delinquere specializzata nei furti di pregiate maioliche per pavimenti prodotte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da diverse scuole siciliane di ceramica. L’attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Sciacca, prende le mosse dall’arresto a Sambuca di Sicilia, da parte della locale Stazione Carabinieri, di alcuni appartenenti al gruppo criminale, sorpresi, nel febbraio del 2022, mentre rubavano da una villa disabitata numerose maioliche e consentiva un’analisi mirata di alcune denunce di eventi simili presentate dai proprietari di diverse abitazioni di vecchia costruzione, perlopiù disabitate, ubicate nelle province di Agrigento e Trapani.
Il modus operandi era ben collaudato: grazie all’ottima conoscenza del territorio, gli esponenti del gruppo individuavano gli obiettivi da colpire – vecchi casolari e abitazioni risalenti al 19° e al 20° secolo – al cui interno si introducevano di giorno per non destare sospetti. Le maioliche venivano, quindi, divelte dai pavimenti e riposte in apposite cassette di legno, venendo prelevate di notte e subito consegnate a ricettatori di Palermo. In alcuni casi, erano proprio gli stessi ricettatori a commissionare i furti, indicando la tipologia del disegno e il colore delle maioliche richieste. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Forte, Francesco Di Giovanna e Salvatore La Vardera.