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Condanna ex sindaco Sabella per mafia: appello e accuse ai giudici

I difensori lamentano un copia e incolla della memoria del Pm

Pubblicato 2 anni fa

Gli avvocati Antonino Gaziano e Antonino Mormino hanno impugnato in Corte di appello la condanna a carico dell’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella (6 anni e 8 mesi di reclusione)per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta “Montagna” che ha svelato, tra le altre cose, il preteso accordo affaristico ed elettorale col boss del paese Giuseppe Nugara.

L’appello, si traduce in un atto di accusa, dato che i penalisti scrivono nell’atto di impugnazione quanto segue: “Avere rinvenuto nella sentenza impugnata la riproduzione testuale delle 80 pagine dell’intera memoria prodotta dal pm all’esito della requisitoria sul conto di Sabella, avere trovato riprodotti gli stessi argomenti e le identiche parole (compresa la punteggiatura) che componevano quel testo, ha tradito la fiducia che l’imputato ed i suoi difensori riponevano nella terzietà del giudice. Che il giudice, per motivare il giudizio di colpevolezza dell’imputato, copi integralmente la memoria del pubblico ministero, è operazione che viola e tradisce gravemente il compito che la Costituzione e la legge gli affidano. La traiettoria seguita dal tribunale si è rivelata una sola: prediligere pregiudizialmente l’impostazione accusatoria; ignorare la galassia delle prove introdotte dalla difesa e, senza sforzo alcuno, ricopiare i contenuti riportati nella memoria del pm per pervenire – come sarà dimostrato – ad un giudizio disorganico e confuso, posticcio e sommario, dove l’affermazione della responsabilità penale dell’imputato risulta totalmente sganciata dal risultato probatorio”.

Insomma, la pratica del copia incolla che la legge non prevede e che in passato ha bloccato numerosi ed importanti procedimenti penali.

Sabella è stato accusato di aver mantenuto uno scambio mafioso-economico ed elettorale con il boss di San Biagio Platani. Di parere opposto i difensori dell’indagato che ancora oggi contiuano a sostenere con convinzione l’innocenza del loro assistito.

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