Grotte

Covid-19, agrigentino morto in ospedale: esposto in procura dei familiari?

I familiari del pensionato presentano esposto in Procura

Pubblicato 3 anni fa

I familiari del pensionato di Grotte deceduto negli scorsi giorni all’interno dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento sarebbero in procinto di presentare un esposto in Procura al fine di verificare le reali circostanze alla base della morte del congiunto.

La denuncia

La vicenda scaturisce dalla denuncia di un nipote dell’ottantenne che aveva raccontato come il parente si fosse recato in ospedale per alcuni controlli ma che i due tamponi eseguiti avevano dato esito negativo. L’ipotesi dei familiari è che l’80enne possa aver contratto il virus nel reparto di Medicina Generale dove era ricoverato. Un altro tampone, infatti, ha dato poi esito positivo fino al peggioramento delle condizioni e il decesso dell’uomo. 

La testimonianza del nipote

“Mio zio è entrato in ospedale solo per dei controlli, non stava di certo bene. Entrando il tampone comunque sia tranquillizza che è negativo al Covid, quindi viene ricoverato in Medicina. Dopo una settimana le cure fanno effetto e per il reparto può essere dimesso. Ci chiamano per andarlo a prendere. Con tutte le precauzioni del caso, imposteci all’ingresso dell’ospedale, io e Marisa, la figlia, andiamo con la mia macchina per prenderlo e riportarlo a casa. Lo vedo pochi istanti dall’uscio della porta della stanza di ospedale. E’ seduto. Sta mangiando. Mi sorride. Gli sorrido. Quindi, con Marisa, usciamo per parlare con i medici. Ci dicono che sarebbe comunque meglio fare una coronarografia, anche in seguito, giusto per non correre rischi. Chiediamo del perché farla in seguito, oramai è ricoverato, perché sottoporlo ad altri stress di uscita e poi di rientro? Alla fine conveniamo con i medici di Cardiologia che è meglio prolungare il ricovero e procedere. Torniamo a casa. Nemmeno un paio di ore dopo dall’ospedale chiamano mia cugina per comunicarle che suo padre, mio zio, era risultato positivo al tampone Covid. Cioè mentre noi parlavamo nella stanza e nella corsia del reparto di Medicina, mio zio, un paio di infermieri, non so se anche qualche medico, erano già affetti da Covid, ovviamente non ne sapevano nulla nemmeno loro. Il caso scoppia perché un dimesso dal reparto, in uscita era risultato positivo. Mia cugina e la sua famiglia a casa vengono messi in quarantena subito. Io mi ci metto da solo, il mio accostamento era stato davvero minimo, a distanza e per pochi minuti, quindi in accordo con le autorità, trascorso il giusto tempo faccio il tampone molecolare, a mie spese, che risulta negativo. Non oso pensare cosa sarebbe potuto succedere se avessi riportato mio zio (già positivo) a casa, per adesso basta e avanza pensare a cosa è successo a lui.Mio zio aveva 80 anni. Era andato in ospedale per guarire, per stare meglio, ne uscirà, nei prossimi giorni, morto. Aveva 80 anni, era improduttivo… E’ davvero difficile continuare a credere che questa nazione sia ancora una nazione civile. Per le vie legali ci sarà tempo. Adesso è il tempo del dolore.

Chiuso il reparto Covid dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso di Licata. Lo scrive il quotidiano La Sicilia. Tre i pazienti attualmente ricoverati che sono stati trasferiti al San Giovanni di Dio di Agrigento. Una decisione che peraltro era stata già presa in passato e che adesso diventa realtà. L’ospedale licatese, infatti, non dispone dei reparti di rianimazione e terapia intensiva. Le persone positive al Covid-19 hanno ricevuto assistenza dai sanitari del reparto di Medicina Generale e del Pronto Soccorso. Alla base della scelta la garanzia di un trattamento sanitario adeguato ai positivi con un quadro clinico più “critico”. 

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