Giudiziaria

Inchiesta “Hybris”, il Gip: “Indagati hanno elevata capacità criminale”

Per il Giudice delle indagini preliminari si tratta di "soggetti portatori di non comuni livelli di pericolosità sociale"

Pubblicato 1 anno fa

Il Gip del Tribunale di Palermo, Antonella Consiglio che ha firmato la misura cautelare “Hybris”, non ha avuto molti tentennamenti nell’applicare per 25 (su 27) indagati la misura della custodia in carcere ritenendo – scrive nel provvedimento – che “I predetti indagati sono emersi, in termini davvero inequivoci, quali soggetti professionalmente dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nella vasta area territoriale del territorio di Licata e Gela.

La stabile dedizione allo smercio di droga non è stata in alcun modo frenata dalle attività di polizia giudiziaria, reiteratamente culminate in perquisizioni, sequestri ed arresti in flagranza, ciò che consente di ritenere i predetti indagati soggetti portatori di non comuni livelli di pericolosità sociale e di elevata capacità criminale (dagli stessi, invero, concretamente dimostrata).

E infatti, l’esperienza maturata da tutti gli indagati (per come palesemente emerge dal compendio indiziario),  il loro  spessore criminale  (tenuto conto anche  dei precedenti penali risultanti dai certificati del casellario giudiziale), la loro pericolosità, i contatti anche con soggetti di altri territori ha consentito la realizzazione e il mantenimento di una stabile e duratura associazione, in grado addirittura di intrattenere contatti con soggetti di spicco, già condannati in via definitiva per aver fatto parte di Cosa nostra (come il Curvà) o per delitti finalizzati ad agevolarla o comunque con soggetti vicini alla medesima associazione mafiosa.

In ragione di ciò, si deve allo stesso modo considerare che la misura della custodia cautelare in carcere anche per i soggetti gravemente indiziati della commissione dei soli reati di cui all’art. 73 d.P.R. 309 del 1990, alcuni dei quali aggravati dall’ingente quantità della cocaina compravenduta, sia l’unica adeguata alla gravità delle esigenze cautelari che una misura appena meno afflittiva può adeguatamente tutelare.

Infatti, le condotte contestate agli indagati nella configurazione dei reati fine sono sempre strettamente correlate con quelle dell’associazione capeggiata da Michele Cavaleri e con quelle di altre ed altrettanto pericolose associazioni operanti sul territorio agrigentino.

Per tutti questo Ufficio ritiene massimamente cogente l’esigenza cautelare di special prevenzione, desunta e  dalla gravità delle condotte relative  alla  – commercializzazione di ingenti quantità di cocaina nel territorio di Licata e Gela, ma anche e Catania.

Quanto alla posizione di Cavaleri Michele Casaccio Antonietta e Serravalle Lillo si ritiene anche sussistente e concreto il pericolo di fuga.

Antonietta Casaccio, compagna convivente di Michele Cavaleri, mentre si trovava a bordo dell’autovettura sottoposta a intercettazione, aveva modo di notare il passaggio di una pattuglia della Guardia di finanza, per cui avvisava immediatamente lo stesso Cavalcri e Lillo Serravalle, che si trovava no nei pressi.

Propositi più consistenti venivano esternati 1’8 ottobre 2021, all’esito di una perquisizione presso l’abitazione di Lillo Serravalle in cui venivano rinvenuti e sequestrati 16.000,00 euro in denaro contante, sottoposti a sequestro nei confronti di sua moglie in relazione alle violazioni previste e punite dalla legislazione sul reddito di cittadinanza.

Che fosse denaro riferibile al sodalizio capeggiato da Michele Cavaleri emergeva da una conversazione telematica avvenuta il giorno dopo fra costui, Lillo Serravalle e le rispettive compagne, nel corso della quale tutti esternavano preoccupazioni per l’esistenza di indagini a loro carico, ragion per cui proprio Serravalle suggeriva al Cavaleri di partire “subito”.

E ancora il 1dicembre 2021, nel corso cli una conversazione con Concetta Marino, Michele Cavaleri preannunciava            la propria partenza, temendo  imminenti provvedimenti giudiziari; timore alimentato dalla donna, che appellava il Cavaleri come “pendente” e gli assicurava al contempo piena fedeltà nella gestione delle attività del gruppo in sua assenza”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *