Lampedusa

Lampedusa e questione migranti, le riflessioni di “un poliziotto sul molo”

Le riflessioni sul tema migranti di un poliziotto qualche giorno fa sul molo di Porto Empedocle

Pubblicato 2 anni fa



Lampedusa da giorni è assediata da continui arrivi di migranti, tra naufragi e morti, con un hotspot sovraffollato e una macchina di trasferimenti in continuo movimento. Il governo, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, che avrà la durata di sei mesi.

Oggi in occasione della cerimonia per le celebrazioni del 171º anniversario della fondazione della Polizia di Stato, si è voluto evidenziare, con un testo letto poco fa, la situazione attuale relativa al flusso migratorio e non solo. Una sorta di riflessione fatta proprio qualche sera fa da un “poliziotto sul molo” mentre sul molo di Porto Empedocle venivano scaricate le salme di quattro migranti morti.

IL TESTO

“Non hai visto i morti portati dal mare.
Non hai visto gli occhi spersi dei vivi per caso
Non gli occhi spauriti,
Non gli occhi disperati.
Le braccia aperte hanno.
Le mani che tremano asciugando i vestiti zuppi.
Ci sono anche occhi vili,
Ci sono occhi furtivi e furbi,
Ci sono occhi cattivi,
Non c’è bene e non c’è male in se,
Il bene e il male lo fanno le intenzioni,
Quelle di chi parte, quelle di chi porta, quelle di chi accoglie Quelle di chi contrasta,
Persino quelle di chi salva.
Un teatro a cielo aperto …
Ognuno ha una parte in commedia.
Tranne loro, i morti, cui un ruolo, quello della mera e necessitata scenografia, lo diamo noi … li piangiamo all’arrivo e aspettiamo i prossimi.
Ormai il rito si è fatto fotografia.
Narrazione non realtà.
La verità è nel vuoto a perdere della cattiva coscienza di un mondo occupato a correre dietro al prossimo successo o dal prossimo dolore su cui costruire un successo.
Sono 30 anni che la domanda sembra essere “come posso far vedere che me ne occupo“ e non “cosa dobbiamo fare, come e con chi“.
Di nuovo l’eterno apparire.
E la chiamano “Emergenza” …

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