Latte maltese spacciato e venduto per siciliano, scoperta maxi frode alimentare
Scoperta una frode nel settore lattiero caseario per gravi irregolarità in merito all’indicazione dell’origine e del trattamento termico di circa 3 milioni di litri di latte
Nell’ambito dei controlli a tutela del “Made in Italy” previsti dalla Cabina di Regia 2025 istituita presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – programmati e sviluppati con il fattivo supporto, in tema di analisi di rischio economico-finanziario, del Gruppo Anticontraffazione e Sicurezza Prodotti del Nucleo Speciale Beni e Servizi e dell’Ufficio TERR I – Indirizzo e coordinamento dell’attività ispettiva della Direzione Generale degli Uffici territoriali e Laboratori dell’Ispettorato centrale – i finanzieri del Nucleo p.e.f. di Ragusa, congiuntamente ai funzionari dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (I.C.Q.R.F.) di Vittoria, hanno ultimato, nel corrente mese, un intervento nei confronti di un centro di stoccaggio di latte alimentare ubicato nel territorio ragusano, rilevando l’introduzione, negli anni 2024 e 2025, di circa 3 milioni di litri di latte pastorizzato di provenienza maltese.
Il prodotto, successivamente immesso sul mercato attraverso operatori locali, è stato destinato a diversi inconsapevoli caseifici operanti sia in Sicilia che in altre regioni italiane. Le attività ispettive, condotte anche a valle della filiera presso gli stabilimenti acquirenti, hanno consentito di rilevare gravi irregolarità in merito all’indicazione dell’origine e del trattamento termico del latte impiegato. In particolare, la documentazione accompagnatoria del latte maltese è risultata alterata, riportando indicazioni non veritiere circa l’origine del prodotto – presentata in alcuni casi come italiana o siciliana – e omettendo il trattamento di pastorizzazione subito all’estero, sostituito dalla dichiarazione di prodotto “crudo”.
Tali pratiche hanno indotto in errore le aziende casearie acquirenti che, nella convinzione di utilizzare latte siciliano, hanno invece impiegato materia prima estera per la produzione di formaggi successivamente etichettati come italiani e in taluni casi come siciliani. I soggetti ritenuti responsabili sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria competente per le ipotesi delittuose di falsità materiale e di frode in commercio. Per il principio di presunzione di innocenza, la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo nel caso in cui intervenga una sentenza irrevocabile di condanna. L’operazione si inserisce nel contesto delle attività svolte dalla Guardia di finanza e dall’I.C.Q.R.F. per contrastare le frodi e le contraffazioni nel settore agroalimentare nonché le filiere illecite del falso made in Italy, a tutela delle produzioni nazionali e dei consumatori.