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Agrigento tra spreco di denaro pubblico e di suolo archeologico e paesaggistico

Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia Agrigentina”

Pubblicato 1 anno fa

Spreco di denaro e di suolo archeologico e paesaggistico. Non si comprende il silenzio nei riguardi di una proposta sul “Teatro di pietra” del Parco dell’Addolorata. Proposta che riguardava la spesa dei soldi pubblici per l’effimero anzichè  impiegarli per la valorizzazione del Parco abbandonato e  costato centinaia di milioni di vecchie lire.

“Per l’ennesima volta si scelgono i siti secondo la convenienza degli impresari e degli organizzatori di spettacoli. L’anno scorso sono state tantissime le lamentele dei turisti, infastiditi dai rumori, dai suoni e dal caos. Un segnale per fare capire a chi di competenza di abbandonare la Valle dei templi. Il nostro suggerimento di dare vita al “Teatro di pietra”da sempre inutilizzato all’interno del Parco dell’Addolorata ci sembra la scelta più naturale”.

Prendiamo atto di questo feeling che le cronache ci narrano tra l’Assessorato regionale al Turismo e gli altri assessorati comunali. Ma è proprio questo il progetto del governo siciliano?

“La dura presa di posizione del Presidente della Regione Schifani di bloccare il provvedimento di spesa da parte del suo assessore al Turismo è la prova del non convincimento di fare tale  promozione turistica. Il denaro pubblico costituisce una opportunità e una risorsa se è ben investito a favore dell’immagine e della promozione della Sicilia, altrimenti si corre il rischio di sprecare denaro pubblico sull’altare dell’effimero. Abbiamo inoltre conferma che un filo conduttore ha unito l’assessorato regionale al turismo con le diverse amministrazioni comunali per lo più di stessa affinità politica. A questo punto riteniamo doverosa la netta presa di posizione del presidente Schifani”.

Da circa un mese il sindaco di Agrigento Franco Miccichè non riesce a integrare la Giunta vacante di due assessori e di un terzo già in uscita per impegni professionali.

“La situazione è davvero preoccupante sul piano politico-amministrativo. La pazienza del primo cittadino a mio modo di vedere è ormai al limite. I mentori e i capibastone dei partiti di maggioranza non hanno più margini per prolungare la crisi al Comune di Agrigento. Sarebbe opportuno a questo punto azzerare l’intera Giunta e ricomporre la situazione nell’interesse della città. In un momento così delicato per la candidatura di Agrigento a capitale della cultura, è urgente chiudere il cerchio e rilanciare l’attività del governo della città che al momento segna il passo”.

Ad un mese dalla Sagra del mandorlo in fiore ci si chiede chi sarà il gestore e con quale programma.

“Bisogna capire chi sarà il titolare dell’evento ovvero l’ente organizzatore della kermesse. Intanto si nota un certo ritardo con la campagna promo-pubblicitaria. Il silenzio attorno alla Sagra costituisce un freno soprattutto sul piano organizzativo da parte degli albergatori, dei titolari dei B&B, dei ristoratori, dei vettori,  delle agenzie di viaggio, del mondo culturale ed artistico, dei responsabili dei gruppi folcloristici locali e non solo. Occorre che l’Ente organizzatore chiami attorno a sé gli operatori culturali, i rappresentanti delle associazioni, del Fai, per un contributo di idee a sostegno della Kermesse. Sul coinvolgimento della città e delle scuole bisogna lavorare unitariamente per un riscontro positivo”.

Lo Stato attraverso i suoi inquirenti chiederà a Matteo Messina Denaro conto e ragione della sua latitanza e dei suoi misfatti. Occorrerebbe fare domande precise e senza “indicibili ragioni di Stato”, auspicando che le risposte siano adeguate a chiarire tutti i dubbi e i misteri.

“Nel passato abbiamo avuto la capacità e l’intelligenza professionale del giudice Falcone quando gestì in modo impeccabile la testimonianza di Buscetta. Un rapporto che portò a debellare la grande cupola della mafia e tutto ciò attraverso un dialogo aperto tra Falcone e il mafioso pentito. Ora nel caso di Matteo Messina Denaro occorre auspicare un dialogo che sia foriero di notizie che possano spiegare le connivenze e i supporti operativi che hanno assicurato la lunga latitanza al mafioso di Castelvetrano. Tuttavia al pari di Totò Reina dubito che possa raccontare storie e vicende che riguardano la sua vita di mafioso sanguinario. Lo stato di salute non muterà il suo atteggiamento di uomo contro le istituzioni, anche se non escludo il possibile intreccio di interessi economici e soprattutto di copertura. Da qui l’auspicio di un suo pentimento”.

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