RISERVATO ABBONATI

“Il conte di Racalmuto” e il paese “lontano dalla ragione”

Intervista di Diego Romeo a Enzo Sardo assessore alla Cultura del Comune di Racalmuto

Pubblicato 3 anni fa

“Vito Catalano col suo recente romanzo Il Conte di Racalmuto ci ha reimmerso in quegli anni di soprusi e ingiustizie dominati dalla dinastia della famiglia Del Carretto. E’ qui che possiamo trovare le radici del paese “lontano dalla Ragione”, della Regalpetra  sciasciana?

“Come è noto il basso medioevo siciliano, che va dall’anno 1000 all’anno 1492, è stato caratterizzato da una impostazione socio politica imposta dalla famiglia normanna degli Altavilla, i quali dopo avere cacciato gli arabi dalla Sicilia hanno dato vita alle baronie e alle contee attraverso le quali gestivano le varie comunità. A Racalmuto i Del Carretto hanno governato la baronia dal 1344 fino alla fine del 1700, quando ebbe fine per mancanza di eredi. Come tutte le dinastie di quel tempo si arricchivano sfruttando la povera gente esercitando angherie, oggi impensabili, senza una giusta ragione. Catalano nel suo libro Il Conte di Racalmuto è riuscito, molto bene ad evidenziare le molestie ed i soprusi esercitate dal Conte del Carretto nei confronti della povera gente, senza una giusta ragione. Invece Leonardo Sciascia, nel libro Le parrocchie di Regalpetra, mette in evidenza la complessità e le difficoltà sociali, culturali ed economiche, di una cittadina del sud degli anni Cinquanta. D’altronde questa era la impostazione voluta dal suo editore Vito Laterza. Quindi una cittadina che non era lontana dalla ragione ma lontana dalla grazia di Dio e dal benessere sociale. Infatti, quel periodo fu caratterizzato dai “carusi” che lavoravano nelle miniere per pochi soldi e da una eccessiva emigrazione, in Europa e nelle americhe. Sciascia scrisse: “Credo nella ragione umana, e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono” … “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”.Credo di aver capito che chi è lontano dalla giustizia sia lontano dalla ragione, di quella ragione che dovrebbe tutelare l’uomo nella sua complessità e la voglia di cercare sempre la verità e castigare imposture e lestofanti. La domanda che io mi farei è la seguente: “Oggi chi è lontano dalla ragione”. Vito Catalano da una sua precisa interpretazione affermando che i soprusi venivano fatti dal Conte Girolamo Del Carretto (quindi dal potere – da quale potere?) che non voleva ragionare per uno spietato egoismo che lo portò alla morte, quindi come Leonardo Sciascia il nipote Vito ci suggerisce una impostazione morale di altissimo prestigio. Cioè la prepotenza e le imposture hanno una vita corta e mai un lieto fine. Il potere per il potere non potrà mai avere una giustificazione morale e chi lo esercita, lontano dalla ragione umana, non potrà mai avere un risultato positivo”.

Come continua il dibattito sociologico su “Racalmuto-Sicilia”?

“Sciascia nel libro La Sicilia come metafora scrisse: “Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati, e siamo portati ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario… di Racalmuto amo la vita quotidiana, che ha una dimensione un po’ folle.  La gente è molto intelligente, tutti sono come personaggi in cerca d’autore”.  Sciascia scrisse questo suo pensiero nel lontano 1979, ma credo che la situazione non è cambiata. A Racalmuto la qualità della vita ha un livello ottimo, causato dalla presenza di tanti contenitori culturali (teatro comunale con annessi musei del tenore Luigi Infantino e del tenore Salvatore Puma), castello (dove si trova una pinacoteca intitolata a Piersanti Mattarella, una esposizione scultorea del maestro Giuseppe Agnello, la mostra delle bandiere della festa della Madonna del Monte) la fondazione Leonardo Sciascia, da una scuola primaria efficiente, da strutture di ristoro e di accoglienza di elevato livello, da una serie di attività sportive, musicali, una caserma dei carabinieri che svolge il suo lavoro con adeguata professionalità. Sostanzialmente abbiamo strutture tipiche delle città  che contano almeno 100 mila abitanti. Ancora oggi vale il pensiero di Sciascia che la gente, nella sua maggioranza, presenta una intelligenza particolare, con un po’ di egoismo, anche se va detto, con la massima chiarezza, che esiste ancora un certo tipo di abitanti che non hanno raggiunto la maturità civile e crea piccoli problemi che potrebbero essere superati con una adeguata formazione per apprezzare la costruzione del bello e del vivere civile. La mancanza di partiti ideologici, anche a Racalmuto, ha generato la fine delle contrapposizioni ideologiche ed il nascere di un maggiore distacco dai partiti e quindi sono venute meno le contrapposizioni che un tempo dividevano le piccole e anche le grandi città in schieramenti in eterna contrapposizione. Sicuramente è aumentato un dibattito culturale che ha visto lo svolgersi di convegni e dibattiti intorno alla questione giustizia nell’opera sciasciana, per cui ritengo opportuno evidenziare che è diminuita la contrapposizione ideologica ed è aumentato il dibattito attorno alla frase di Sciascia che recita: “Credo nella ragione umana, e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono”.

L’inquietudine (o lontananza) racalmutese può valere per altri raffronti, persino nazionali?

“Il dibattito nato a Racalmuto, sulla questione Giustizia, onestà intellettuale, ricerca della verità, non crea inquietudine ma la voglia di ricercare nell’opera di un illustre racalmutese una strada che conduca tutti verso la ragione umana, verso la libertà, verso la verità, al fine di lavorare per indicare la strada maestra utile per condurre una vita dignitosa che veda tutelata la dignità umana.  Sicuramente questo dibattito promosso dalla Fondazione Leonardo Sciascia e dal mio Assessorato alla Cultura sta attraversando l’intera nazione non a caso a Racalmuto il 21 luglio c.a. è stato presentato il libro scritto da 12 magistrati dal titolo, Verità impossibili voci della magistratura siciliana sull’opera di Leonardo Sciascia, curato da un giovane magistrato di nome Andrea Apollonio ed è molto probabile che l’anno prossimo presenteremo il libro dal titolo Diritto Verità Giustizia Omaggio a Leonardo Sciascia curato dai magistrati Luigi Cavallaro e Roberto Giovanni Conti. Sicuramente è stata tracciata una nuova impostazione culturale per affrontare la giustizia come letteratura, per cui, a mio modo di vedere, per analizzare l’efficacia della giustizia serve analizzare la società civile con i suoi comportamenti giusti ed ingiusti ed intervenire, con adeguata formazione, per correggere storture, imposture e malaffare”.

Dal punto di vista più strettamente letterario “Il conte di Racalmuto” rispetta la tradizione del romanzo popolare?

“Come sostiene il mio caro amico professore Salvatore Ferlita il romanzo di Vito Catalano  sicuramente fa riferimento al grande romanziere Francese  Alessandro Dumas ( 1802-1870). Basti ricordare alcune opere di Dumas quali: Il Conte di Montecristo ed I tre Moschettieri che vengono definiti romanzi storici popolari. Ma io direi che Catalano fa riferimento anche alla famosa opera I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Infatti, per romanzo storico si intende un romanzo in cui gli avvenimenti realmente accaduti si mescolano a fatti e personaggi inventati dall’autore. Questo tipo di romanzo diventa popolare quando l’autore decide di mettere al centro del romanzo persone comuni. Per cui è ovvio affermare che Vito Catalano si inserisce, molto bene, nella tradizione dei romanzi storici popolari non solo con il libro Il conte di Racalmuto ma anche con quello che aveva pubblicato nel 2016 dal titolo Il pugnale di Toledo”.

Negli anni 80-90 la destra italiana, da Fini a Pino Rauti, cercò di annettersi il pensiero di Pier Paolo Pasolini. Oggi ci sono analoghi tentativi di annettersi (per la destra) e di recuperare (per la sinistra), Leonardo Sciascia? Per quanto ho visto e compreso, fra trentennale e centenario sciasciano sarei propenso a confessare (e mi scusi se sono così tranchant) che oggi sarebbe meglio che lo scrittore racalmutese venisse ricordato da solo tre componenti: “I suoi più stretti familiari, da Matteo Collura e da don Ciccio che era il gatto di Sciascia”. Fra cent’anni sicuramente si farà di meglio in tema di “contraddizioni”.

“Tutti possono parlare e scrivere sulla vita e l’opera di Leonardo Sciascia, ma devo ricordare che il grande maestro di Racalmuto nel libro intervista La Sicilia come metafora scrisse: “Di me come individuo, individuo che incidentalmente ha scritto dei libri, vorrei che si dicesse ha contraddetto e si è contraddetto, come dire che sono stato vivo in mezzo a tante anime morte, a tanti che non contraddicevano e non si contraddicevano”. Nonostante questa sua affermazione, che evidenzia una elasticità mentale di notevole valore culturale ed una genialità rara, poiché riuscì ad evidenziare e raccontare le sue caratteristiche umane; sui concetti di libertà, democrazia, moralità, giustizia e legalità, non cambio mai la sua opinione e rimase sempre un coraggioso sostenitore di quei valori, forse perché aveva compreso, molto bene, che i concetti universali che riguardano l’uomo non hanno colore politico ma sicuramente costituiscono la trave portante di tutte le società moderne che sono e vogliono rimanere libere e democratiche. Comunque concludendo possiamo affermare che Vito Catalano si inserisce in quel mondo della letteratura classica, in quanto riesce ad effettuare una giusta analisi della società ed una critica garbata, ma severa, nei confronti delle storture che inquinano il vivere civile”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *