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L’erba delle notti di Patrick Modiano

di Letizia Bilella

Pubblicato 2 anni fa

“L’arte, che non mira ad altro che a riprodurre la bellezza percepibile dai sensi, non basta a sedare la fame dell’anima” (Hella Haasse)

Uno scrittore solitario. Un taccuino nero con nomi, numeri di telefono e date di appuntamenti. Una ragazza misteriosa dalle mille identità. Una banda di loschi individui senza scrupoli. Tra le strade e i caffè di una Parigi onirica e struggente la ricerca di una verità che è sempre lí a un passo, eppure irraggiungibile. “Per me non c’è mai stato né presente né passato. Tutto si confonde”.

 Uno scrittore percorre le strade di Parigi, con molti ricordi risalenti a decenni prima, agli anni ’60, ai suoi vent’anni. Tra i vari personaggi, ormai poco più che fantasmi di un ambiente equivoco, spicca l’immagine di una giovane donna, già sfuggente allora, mai più rivista. “Con il tempo le loro figure sono diventate sfocate, le loro voci impercettibili”. Siamo nella Parigi degli Esistenzialisti.

Le giornate trascorrono perlopiù nella morta stagione, con un grigio dominante, quasi che i vividi colori fossero qualcosa di troppo per quelle anime che prediligono la notte, come protette dal buio appena rischiarato da rari lampioni che diffondono una incerta opalescenza.
Una scrittura sobria,  senza alcuna caduta di stile, ha l’andamento di un sottofondo musicale.
Questo libro non esige di lasciare un segno indelebile con cui identificare un autore, ma è  un tassello importante del grande mosaico poetico di un artista. La storia è composta dai ricordi di uno scrittore, riportati pian piano in superficie grazie ad appunti presi su un taccuino e dal pellegrinaggio del protagonista stesso per le strade di Parigi.

Un’altra storia di ricerca e di ricordi, un’altra storia di ricostruzione, dove il tempo cronologico non ha importanza, si perde indefinitamente insieme alla confusione dei ricordi. Camminiamo per Parigi insieme ai personaggi o al ricordi di essi, per la Parigi di oggi e più spesso di ieri, per una città ancora una volta in toni seppia se non in bianco e nero, dalle luci basse e tendenti al giallo, quelle luci che in una fotografia scattata in notturna darebbero un effetto ocra e oro a tutto.  Modiano mantiene sempre il suo stile.  Jean  trae spunto da un semplice taccuino per ricostruire determinati frangenti della sua vita. Vedrà materializzarsi sotto i propri occhi loschi figuri, una donna enigmatica che ama senza pretendere alcuna spiegazione e un sé stesso immerso in una Parigi pregna di angoli bui, popolati da cose e persone che a quel tempo ignorava. Quelle tenebre appaiono rischiarate da una luce solare.  

Il tempo diventa un’entità che sembra quasi non esistere, la vita si svolge in tutte le sue parti nello stesso momento e sotto i nostri occhi, e ci ritroviamo a incontrare persone sparite dalla nostra vita da tempo e versioni di noi stessi che hanno fatto altrettanto. Percorriamo il nostro sentiero lasciandoci alle spalle luoghi che nella nostra mente sembrano immersi in stagioni diverse in base alla bellezza del ricordo che le ha popolate.  

Luoghi che possono prendere le sembianze di cuori,  delle persone che abbiamo amato e che forse non rincontreremo mai. Modiano racconta storie, personaggi. Mette in ordine esistenze qualunque, partendo da una foto, una piazza, un nome scritto da qualche parte. I suoi romanzi sono  indagini oniriche nelle quali talvolta accade che chi indagava scopre di essere l’indagato e quasi sempre che tutto quello che avevi creduto per anni era solo uno strato: la realtà, esiste solo per pigrizia.

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