Agrigento

Ad Agrigento “La classe” e il suo universo concentrazionario

Spettacolo coraggioso, che nella nostra città conservatrice fa rima con pericoloso

Pubblicato 2 anni fa

Alcuni anni fa quando il film “La scuola” registrò un ragguardevole successo, i soliti bottegai lo  trasferirono sulle scene teatrali ma non fu il successo sperato neanche al Teatro Pirandello di Agrigento, dove approdò.

Quindi senz’altro lo spettatore ricorderà almeno una parte della galleria di personaggi che la popolavano: Santella, ragazzina graziosa ma un po’ ignorante; Martinelli, incinta di un energumeno; l'”alternativa” Menegozzi; il secchione asociale Astariti; lo svogliato Timballo; il bullo incompreso Coffaro. Ma soprattutto c’è Cardini, detto “la Mosca”, un ragazzo dai gravi problemi familiari e comportamentali che comunica solo facendo il verso dell’insetto. Deve essere assolutamente interrogato o per lui sarà bocciatura certa, ma naturalmente è assente e la cosa fa disperare Vivaldi che vorrebbe a tutti i costi farlo promuovere.

Con “La classe” di Vincenzo  Manna quell’universo borgataro con Silvio Orlando  sembra essersi trasferito in questo universo ancor più concentrazionario di Vincenzo  Manna, scrittore che si è forgiato  alla ricerca di un mondo fratello ed emarginato come ha testimoniato con i suoi romanzipellegrinando tra le più diverse etnie e con la fedele macchina fotografica al collo.

Con “La classe” ne è venuto fuori uno spettacolo durissimo e violento  con un docente che rischia di essere sgozzato (e poi sparato), con soprusi  “come il Bronx comanda”, con alunni protagonisti di questo universo concentrazionario che è il riflesso delle istituzioni totali che stanno fuori da quella classe.

Dopo “Notturno di donna con ospiti” di qualche decennio fa, questa “classe” è probabilmente il più interessante spettacolo che il direttore artistico Francesco Bellomo abbia mai portato ad Agrigento. E anche il più coraggioso, che nella nostra città  conservatrice fa rima con pericoloso.

E sotto questo aspetto la Fondazione Teatro Pirandello sta tirando le somme sui gusti del pubblico agrigentino di oggi. 

Già è stata annullata la commedia “Morte di un commesso viaggiatore” perché non si voleva esporre un’altra volta Michele Placido (sostituto di Haber) che col suo Goldoni non aveva convinto molto.

Vogliamo sperare che la motivazione non abbia a che fare con l’autore del testo, Arthur Miller, comunista perseguitato da Mac Carthy. In tempi in cui la Meloni, ha classificato comunista la leggendaria canzone “Imagine” di Lennon, tutto può accadere. 

Eppure, fa sapere un amico,  Morte di un commesso viaggiatore in scena a Roma, commuove fino alle lacrime.

Testo e foto di Diego Romeo

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