Agrigento

Agrigento: Una “Villa Malgiocondo” che sembra la “Macondo” di Marquez (ft)

Personaggi pirandelliani  a valanga, dirompenti e dolenti, disseppelliti da cent’anni di solitudine. Entrano ed escono  da una casa di cura (“Villa Malgiocondo”) quasi una sorta di città immaginaria come la Macondo di Marquez popolata di quelle vite che Pirandello in una sua poesia chiama “vite sciocche di innumerabili mortali… che retata di drammi originali”. Che […]

Pubblicato 4 anni fa

Personaggi
pirandelliani  a valanga, dirompenti e
dolenti, disseppelliti da cent’anni di solitudine. Entrano ed escono  da una casa di cura (“Villa Malgiocondo”)
quasi una sorta di città immaginaria come la Macondo di Marquez popolata di
quelle vite che Pirandello in una sua poesia chiama “vite sciocche di innumerabili mortali… che retata di drammi
originali”.

Che è come dire
l’individuo divorato dalla storia e la storia divorata dal mito.

Un rito, un mito
che l’altra sera si è celebrato all’ombra del Telamone del Museo Griffo di
Agrigento con la regia di Gaetano Aronica e una “cascata” di attori agrigentini
che il regista e presidente della Fondazione Teatro Pirandello ha tirato fuori
dalla naftalina delle mancate opportunità, dei sognati desideri di anime e
corpi che nell’arte e nella recitazione cercano il loro ubi consistam.

Una risposta al “che ci faccio qui?” data dalla Fondazione che dopo “Vestire gli ignudi” e “Luna pazza” prosegue il “confronto – scrive Aronica nelle sue note di regia insieme al suo collaboratore Giovanni Volpe – con pagine immortali, rileggendole in maniera che riteniamo originale e per il riflesso che hanno nella nostra vita individuale e sociale, con la certezza di potere offrire uno spettacolo coraggioso, contemporaneo e di grande impatto realizzato con un gruppo di attori eccezionali: Ilaria Bordenga, Franco Bruno, Barbara Capucci, Giusi Carreca, Gabriele Ciraolo, Silvia Frenda, Marcella Lattuca, Rosa Maria Montalbano, Giovanni Moscato, Salvatore Nocera Bracco, Marianna Rotolo, Claudio Vasile Cozzo, Arianna Vassallo e con la partecipazione straordinaria di Andrea Tidona”.

E di coraggio e
inventiva Aronica ne ha profuso abbastanza fin dalle prime battute della
messinscena dove una giovane cameriera Marta porta il caffè a letto del
direttore della clinica, alias Pirandello. Non si era mai visto e pensato che
la favolosa musa ispiratrice Marta potesse aiutare lo scrittore a indossare i
calzari mentre don Luigi bofonchia sulla contemporaneità di ponti e viadotti
crollati, città sommerse dall’acqua alta, inveendo contro ladri e cialtroni
politici, ipocriti e corruttori.

“Forse non sono riuscito a centrare la lingua della
comunicazione di massa –
ci dice Aronica
ma la tentazione che ho di rivolgermi ai presunti detentori della verità di
Pirandello è sempre forte. Non abbiamo giocato a fare teatro, lo abbiamo fatto.
E con tutti i presupposti intellettuali e drammaturgici. Non c’è vita fuori
della forma e allora bisogna renderla mutevole questa forma, per non restare
prigionieri del vuoto fino a diventarne suoi pregnanti operai”.

Aronica
definisce i suoi attori eccezionali e dopo aver visto lo spettacolo si può
concordare benissimo con lui, così ben incastonati nei loro ruoli, tesi a
dipanare realtà e immaginazione e con l’aggiunta di Andrea Tidona che riesce a
saldare la partecipazione del gruppo attoriale su un alto comune denominatore.

Merito anche di
una scrittura scenica che innesta i nodi emozionali delle storie con alcune
figure che si fanno simbolo delle evocate vanità dei mortali, della vita, della
solitudine a tinte fosche, della dittatura sociale.

Alla fine caldi applausi del pubblico e, incredibile a dirsi, baci e abbracci degli attori al pubblico.

Testo e foto di Diego Romeo

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