Agrigento

Nella “Bottega del caffè” l’inchino di Michele Placido a Nino Bellomo

Un ricordo è andato anche a Pippo Flora recentemente scomparso

Pubblicato 2 anni fa

Non poteva che accadere nella “Bottega del caffè, goldoniana commedia affettuosamente divertita, l’abbraccio, preceduto da un inchino, di Michele Placido al suo attore Nino Bellomo che a luglio raggiungerà il traguardo dei 100 anni.

Placido, alla fine della recita, è sceso in platea ed è corso ad abbracciare e poi riverire teatralmente l’attore agrigentino visibilmente commosso. Serata anche dai toni di grande familiarità col pubblico esternati dal sindaco Francesco Miccichè, dal presidente della Fondazione Alessandro Patti e dal neo direttore artistico Francesco Bellomo. Patti e Miccichè hanno voluto rimarcare la presenza del prefetto e del questore, un segnale importante di incoraggiamento e attenzione per la riapertura del “Pirandello” in questo momento così difficile da attraversare.  

Il ricordo è andato anche  a Pippo Flora recentemente scomparso e  in  sua memoria  è stato proiettato un video clip con amici e chansonnier agrigentini che hanno intonato una delle musiche più ispirate di Flora dedicate all’alba nella Valle dei templi. Miccichè infine ha annunciato che a  Flora  sarà dedicata la sala del “Teatro Pirandello”.  

Video clip artisti agrigentini per ricordare Pippo Flora

Altra sorpresa ci ha riservato sempre Michele Placido che della Sicilia ne ha fatto terra di adozione e di comunicazione culturale annunciando il suo prossimo film sul Beato Livatino mentre è sempre in fase di sceneggiatura il film tratto dal libro di Matteo Collura “Storia di Pirandello”.

Intanto fra qualche settimana sarà messo in onda dalla Rai un altro suo film su Caravaggio mentre lui infaticabilmente va in giro per l’Italia con la  “Bottega del caffe”. Uno stakanovista, Placido, che probabilmente tenterà di battere il record di Werner Fassbinder che mise in scena nel giro di diciotto mesi ben dodici testi teatrali, quattro dei quali erano stati da lui scritti.

A questo punto il lettore vorrà sapere della messa in scena de “La bottega del caffè” che,  francamente sembra passare  in secondo piano dopo quest’aura di ricordi, propositi e affetto che ha scatenato, inaugurando felicemente la nuova governance della Fondazione.

Una “bottega del caffè” che a nostro parere si attaglia  quasi perfettamente al “borgo” agrigentino e a tutte quelle “barberie” cantate da Giuseppe Maurizio Piscopo, con le loro baruffe salottiere e dibattiti casalinghi dove debiti, crediti,  interessi finanziari, corna, risentimenti contro lo Stato padrone e il “governo ladro” venivano stemperati e risanati.

Una piccola borghesia del “tempo che fu” con caratteri umani, veri o verisimili dove ognuno si può riconoscere e calibrare la sua analisi. Non senza un ripensamento al conservatorismo di Agrigento e di molte nostre contrade che dell’obsolescenza civico-politica e dei pregiudizi culturali ne hanno fatto una inveterata programmazione. E non ci ha affatto sorpresi l’auspicio di un futuro incremento culturale della nostra Agrigento nelle parole di Michele Placido a fine commedia, a proscenio aperto e tra gli applausi.

Una credibilità che Michele Placido si è conquistata fin  dai tempi polizieschi  della “Piovra” e toccando poi tutti i destini individuali adombrati ne “L’uomo dal fiore in bocca”, il Beato Livatino e  la storia di Pirandello scritta da Matteo Collura.

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