Agrigento

Sulla scena del Caos riappare Ciampa l’eroe moderno voluto da Pirandello

Una commedia dove si registra il fallimento dell’armistizio tra individuo e storia

Pubblicato 2 anni fa

Sembrano siano tornati i fasti della fu “Settimana pirandelliana” sul piazzale Caos e dinanzi la casa natale di Pirandello.

Ieri sera “Il berretto a sonagli”  ha rinverdito l’interesse del grande pubblico per il teatro anche per merito di attori e registi agrigentini che si sono ritrovati dopo centinaia di repliche e tournée a fornire una grande prova attoriale. 

Diciamo subito che il Ciampa di Gianfranco Iannuzzo può essere ricordato senza se e senza ma nella trafila di altri grandi interpreti, da Randone a Stoppa, a Turi Ferro, a Sebastiano Lo Monaco.

A questi uniamo la regia di Francesco Bellomo che sfoltisce i  dialoghi della commedia  senza nulla scarnificare e che anzi ingigantiscono la prova attoriale non solo di Iannuzzo esplicito “eroe moderno” come lo voleva Pirandello ma anche di Gaetano Aronica, Emanuela Muni, Francesco Mirabella, Margherita Patti, Veronica Rega, Cecilia Guzzardi e Martina Difonte.

Per loro alla fine si sono registrati applausi “tutti in piedi”.

Il berretto a sonagli è storicamente la commedia più rappresentata di Pirandello non solo ad Agrigento. Ricordiamo che il 19 luglio 1992 giorno della strage libanese di via D’Amelio, il regista  Mauro Bolognini mise in scena al Caos, in prima mondiale, un “Berretto a sonagli” strepitoso con Sebastiano Lo Monaco, Paola Borboni e il grande Giustino Durano, le scene erano di Umberto Bertacca e le musiche (udite udite) di  Ennio  Morricone.

Tanto strepitosa la regia di Bolognini che dopo la sua scomparsa Lo Monaco si impegnò a portarla in tournée (anche ad Agrigento) con migliaia di repliche. E probabilmente non è una coincidenza che “il berretto” pirandelliano  abbia tanta fortuna e che il terzetto “Iannuzzo-Bellomo-Aronica” lo riconsegnino ad una Sicilia (ombelico del mondo come intendeva Goethe) attraversata da un sonno antropologico, dove la parola uomo, il concetto di uomo ha cessato di essere gradito.

Una commedia dove si registra il fallimento dell’armistizio tra individuo e storia, una esegesi dell’uomo disaiutato e a ben vedere tutti i personaggi si prestano ad essere attualizzati dallo spettatore con un divertito e liberante gioco trasversale.  

Per esempio nel tam-tam delle dicerie paesane, Fifì può benissimo rappresentare un Copasir stralunato mentre il commissario Spanò incarnerebbe i “Servizi deviati”.

Come nella regia di Bolognini (che in una intervista prima dello spettacolo ci diceva di puntare  sulla “diversità” di Ciampa), in questa edizione dello spettacolo c’è una ricerca saldamente ancorata ad un approdo storico e linguistico che ha consentito, come dicevamo, una lettura più produttiva del testo pirandelliano, evitando il rigore narrativo da kammerspiel qui spezzato da personaggi a tutto tondo, come il misuratissimo commissario Spanò di Francesco Mirabella.

Completa l’opera l’interiorizzazione spietata del Ciampa-Iannuzzo che contribuisce a catturare l’attenzione del pubblico che di questo “Pirandello Fest 2022” potrà ancora assaporare il dialogo immaginario (ma non tanto) tra Pirandello e Leonardo Sciascia sempre sulla scena del Caos la sera del 27 giugno con Matteo Collura, autore del testo, e Fabrizio Catalano che vestirà i panni del nonno Leonardo.

Il 28 giugno alle tre del mattino (orario di nascita di Pirandello) un nutrito gruppo di artisti e aficionados dello “Stable festival pirandelliano” diretto da Mario Gaziano  renderà omaggio (come fa da 5 anni) allo scrittore agrigentino mentre la sera del 28 alle ore  21 Mario Gaziano metterà in scena “Kaos” uno spettacolo esclusivo su un Pirandello classico tra Grecia e Magna Grecia.

Foto di Diego Romeo

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