Sulle “sedie” del Posta vecchia l’Ucraina sta in prima fila
foto di Diego Romeo
La programmazione del Teatro della Posta vecchia, si è rivelata in questi due ultimi giorni di una attualità e testimonianza culturale davvero ragguardevoli e in anticipo su altre istituzioni che programmano manifestazioni di offerenti artisti musicali che si spera diano il ricavato in beneficenza.
Su altro versante col beneficio di soldi pubblici il Centro Pasolini si risveglia dal suo letargo (che coincide anche con una sinistra imbelle) e presume di ricordare Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita. Obbligo di cronaca far rilevare la manifestazione che si è svolta stasera al Posta Vecchia organizzata da Beniamino Biondi e dall’Accademia di Belle Arti (che favorirà anche una mostra di pittura) per sostenere il ruolo della cultura contro la guerra in Ucraina, proiettando – con ingresso libero fino ad esaurimento posti – lo straordinario documentario di Evgeny Afineevsky dal titolo “Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom” insieme alla presenza di due giovani ucraine che vivono ad Agrigento (Marta Rak studentessa dell’Accademia) e Raffadali. È un racconto – precisa Beniamino Biondi – che comincia con il diritto, prosegue con la resistenza e finisce col (primo) sangue. Il racconto dei giorni che hanno sconvolto l’Ucraina e che, afferma tacitamente il montato, dovrebbero sconvolgere altrettanto chi assiste a quella cronaca, per quanto al sicuro, dall’altra parte dello schermo.
Ancora per la cronaca due coincidenze occorre segnalare perché fanno bene alla cultura della nostra città. La prima è che il film ucraino è in giro per le sale dei cinema nazionali insieme a “Reflection” dell’ucraino Valentyn Vasianovyc che nella scorsa Mostra di Venezia raccontò in anticipo la guerra ucraina.
E se del film ucraino è stato scritto trattarsi di “una bomba tra le bombe”, è anche una bomba la rappresentazione dell’opera di Ionesco “Le sedie” portata in scena dall’attore siciliano Mario Sorbello ieri sera al Posta Vecchia.
Una splendida coincidenza con l’assurdo contemporaneo di una commedia scritta nel 1952 (Stalin morirà un anno dopo) dove l’attesa, l’immobilità e l’agonia si sostituiscono all’azione, con i luoghi e gli spazi si riducono sempre più e per temi centrali restano la solitudine dell’uomo di fronte alla morte e all’assurdità della sua vita in un mondo avvolto dal “silenzio di Dio”.
Nell’atto unico “Le sedie” viene metaforizzata la condizione umana dove il nulla degli oggetti e della farsesca assenza delle figure istituzionali e della società sommergono la vita dei due protagonisti.
Peccato che alla visione non assisteva il milieu politico agrigentino con cui finalmente dialogare e siglare una “pace cittadina”.