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Coltivazione e vendita di semi di cannabis: cosa sta accadendo alla legge italiana

In questo articolo affronteremo i principali nodi legislativi

Pubblicato 3 anni fa

La legalizzazione della cannabis rappresenta per l’Italia una delle battaglie più discusse e controverse degli ultimi anni. Lungi dall’aver risolto presto la faccenda dunque, la situazione resta in realtà ancora parecchio controversa e per questo meritevole d’attenzione.

In questo articolo affronteremo i principali nodi legislativi che regolamentano il settore al fine di fare chiarezza riguardo cosa è possibile fare e cosa no rispetto al tema dei semi di cannabis. Per farlo partiremo da una tra le domande più comuni, fornendo finalmente risposte capaci di risolvere dubbi e perplessità che purtroppo, ieri come oggi, attanagliano ancora questo tipo di prodotti.  Per farlo abbiamo scelto di partire dalla genesi di tutte le domande.

In Italia è possibile acquistare i semi di marijuana?

Da quando lo sdoganamento in tema di commercio di semi ha trovato luogo, questi possono essere acquistati sia in negozi fisici che negli e-commerce. Per citarne uno tra i più noti, i semi di cannabis online su Sensoryseeds, tra i portali di spicco in questo momento, li offre infatti non a caso ai suoi innumerevoli clienti H24, senza limiti di sorta.

Vogliamo mettere in chiaro sin d’ora che In Italia ad oggi è lecito acquistare semi di marijuana ma soloa patto che si comprendano i limiti legati alla loro germinazione.

Comprendere quanto ciò sia rilevante, mai come in questo caso, è sostanziale ed il motivo è presto detto: qualora la germinazione trovasse luogo s’incorrerebbe nell’illecito per detenzione e commercio, esattamente come accade di fronte a qualsiasi sostanza stupefacente.

Se sino a qui la parvenza può lasciar intendere che tutto possa filare liscio, Il paradosso vuole invece che proprio in tema di germinazione si trovi eccezione nella coltivazione di piccole quantità.

Il motivo di tale ambiguità è da ricondursi ad alcuni fatti avvenuti in passato quando la Corte di Cassazione vietò la coltivazione di semi di marijuana mossa dall’assunto che i coltivatori avrebbero potuto usare quelle stesse piante per vendere droga, compiendo dunque un crimine a tutti gli effetti.

Paradossalmente però, con sentenza del 19 Dicembre 2019, la stessa corte determinò l’assoluzione di un coltivatore ritenendolo non responsabile di vendita o cessione a terzi scagionandolo dunque come non colpevole.

Il punto focale della faccenda insomma, oggi come ieri, riguarda i termini (tutto fuorché chiari) di scopo e quantità per i quali s’intende fare utilizzo dei semi.

Nella fattispecie, infatti, l’agricoltore non è stato punito per una ragione molto semplice: è riuscito a dimostrare come le piante fossero destinate e utilizzate strettamente per scopi personali. Da questo hanno poi trovato luogo contesti nei quali far confluire spazi di interpretazione della normativa.

Anche se a primo impatto può sembrare che con quella sentenza la Corte di Cassazione abbia ignorato il quadro normativo, è bene soffermarsi sul fatto che questo, nei fatti, non sia mai accaduto. Ragione di ciò si trova nel testo della legge “Cannabis e altre droghe” che si compone di un unico articolo e non fornisce specificazioni contrarie alla decisione della Corte.

Volendo tirare le somme, dunque, emerge che la germinazione allo stato attuale è da considerarsi reato solo quando quest’attività viene svolta ai fini di cessione o spaccio.

Chiarito il punto e preso atto dell’assoluta legalità in termini di detenzione e cessione dei semi è bene sottolineare come tale normativa non sia inoltre soggetta ad eccezioni particolari per tipologia o genetica.

Ecco che dunque spiegato perché in commercio è possibile trovare le tre principali tipologie di semi principalmente utilizzati per via delle loro caratteristiche certamente utili qualora s’intenda procedere con la coltivazione della pianta. Nello specifico parliamo di:

  • i semi femminizzati;
  • i semi autofiorenti;
  • i semi a crescita rapida.

I semi di cannabis femminizzati e autofiorenti sono i prediletti per via della loro alta probabilità di dar vita a piante femmine. La cannabis, infatti, presenta per natura dimorfismo sessuale che porta a distinguere le piante maschio da quelle femmine ed è bene sottolineare come queste ultime siano le uniche in grado di produrre i fiori.

I semi di cannabis a crescita rapida invece, come facilmente intuibile, si avvantaggiano di un processo di crescita molto rapido e, noti anche come fast flowering seeds, vengono preferiti da coloro intendano portarle a germinazione in tempi brevi.

Stando al quadro attuale, dunque, sebbene sussistano semi perfettamente capaci di generare piante femmine con un buon 99% di probabilità, a questi ultimi non vengono applicate restrizioni particolari. Al contrario invece è possibili trovarli regolarmente in commercio come semi da collezione o altre classificazioni comunque facenti parte del cerchio degli scopi attualmente consentiti e previsti per legge.

In conclusione

Sebbene normato, è innegabile che il mondo delle semenze di cannabis sia ancora oggi oggetto di una lunga diatriba culturale maturata in anni nei quali nessuno tra chi di dovere pare essere riuscito a prendere posizione. Tuttavia, è importante sottolineare come tali semenze possano essere facilmente reperibili in commercio in un contesto perfettamente legale.

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