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Il consacrato vescovo Damiano ha nel suo stemma un mandorlo in fiore

Assisti nel suo ministero il nostro fratello, che oggi è stato ordinato Vescovo della Chiesa: donagli la sapienza e la carità degli Apostoli, perché guidi il tuo popolo nel cammino della salvezza. “Cristo Signore conceda al clero e al popolo, uniti nel suo amore, di godere del suo favore per lunghi anni, sotto la tua […]

Pubblicato 4 anni fa

Assisti nel suo ministero il nostro fratello,

che oggi è stato ordinato Vescovo della Chiesa:

donagli la sapienza e la carità degli Apostoli,

perché guidi il tuo popolo nel cammino della salvezza.

“Cristo Signore
conceda al clero e al popolo, uniti nel suo amore, di godere del suo favore per
lunghi anni, sotto la tua guida pastorale”: sono le parole della benedizione
rituale che sono augurio, auspicio e preghiera.

Le parole del card. Montenegro sono appena finite di riecheggiare nella cattedrale di san Gerlando di cui oggi 5 settembre ricorre la sua Dedicazione alla Madonna Assunta, che già un fragoroso applauso esplode all’indirizzo del neo-consacrato vescovo Alessandro Damiano, arcivescovo ausiliare accanto al Metropolita Montenegro che fra qualche anno lascerà la diocesi per raggiunti limiti di età. E Damiano  risponde al fervore plaudente  scendendo i gradini dell’altare e tuffandosi benedicente  tra la folla   fino a raggiungere il grande portale, scendere la vasta scalinata  per recarsi a benedire e ringraziare l’altra folla di fedeli assiepata compostamente in piazza don Minzoni. Il vento fa svolazzare i suoi paramenti, quei  paramenti  che con amorevole cura sono stati disegnati e realizzati dalle clarisse del Monastero Sacro Cuore di Alcamo. Che hanno utilizzato dei filati in oro e seta e degli inserti di corallo. L’inserimento del corallo è legato soprattutto alla città e alla Diocesi di origine di don Alessandro.

La scelta di far realizzare i parati del nuovo Arcivescovo alle clarisse è stata fatta per segnalare che le monache  accompagnano con la loro preghiera don Alessandro e per sostenere la loro opera del nuovo monastero di Erice. Come dono per la sua ordinazione episcopale—scrive L’Amico del Popolo, don Alessandro ha chiesto di indirizzare eventuali regali al Seminario regionale dell’Arcidiocesi di Moramanga in Madagascar, realtà dove 80 seminaristi si preparano al sacerdozio senza i servizi essenziali come luce ed acqua potabile. L’Arcivescovo coadiutore di Agrigento aveva visitato il Madagascar lo scorso mese di febbraio nel corso di uno dei viaggi di conoscenza missionaria organizzati nella Diocesi di Trapani. Il vescovo della diocesi di Moramanga è don Rosario Vella, salesiano originario di Canicattì. Le offerte sono state raccolte attraverso donazioni sul conto corrente della Diocesi di Trapani e saranno versate al più presto alla diocesi malgascia.  Damiano ha 60 anni compiuti lo scorso 13 luglio ed è nativo di Trapani  dove ha frequentatato l’istituto tecnico commerciale edove consegue il diploma nel 1979.  Il suo curricolo ufficiale informa che ha seguito il cammino di formazione sacerdotale presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e poi, l’Accademia alfonsiana, dove, nel 1995, si licenzia in teologia morale, e la Pontificia università “San Tommaso d’Aquino” per la licenza in diritto canonico nel 2002. Il 24 aprile 1987 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale per la diocesi di Trapani.Dal 1995 è docente stabile di teologia morale presso l’istituto di scienze religiose di Trapani, nella cui diocesi, dal 1998, per cinque anni, ha svolto i ruoli di cancelliere di curia e direttore dell’ufficio catechistico diocesano.Nel 2000 è stato nominato difensore del vincolo presso il Tribunale ecclesiastico diocesano di Trapani dal vescovo Francesco Miccichè.

Nello stesso anno ha ricevuto la nomina ad assistente ecclesiastico del gruppo scout Trapani 5 e nel 2005 ha lasciato questi incarichi divenendo vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano e parroco presso la parrocchia di Cristo Re ad Erice. Dal 2009 al 2012 ha ricoperto l’incarico di parroco presso la parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù e di Maria Ausiliatrice a Trapani. Dal 2013 è stato giudice del tribunale ecclesiastico siciliano per poi essere nominato anche vicario generale della diocesi di Trapani. Il 30 aprile 2020 papa Francesco lo ha nominato arcivescovo coadiutore di Agrigento. Nel suo stemma troviamo una torre d’argento, “mattonata di nero, merlata di cinque alla guelfa, chiusa e finestrata del campo, sostenuta dal mare dello stesso ondato d’argento, il tutto attraversato da una sbarra d’oro; un ramo di mandorlo fiorito al naturale, posto in banda; e poi  una  mela granata al naturale, aperta di rosso, gambuta e fogliata di verde.  Lo stemma indica il programma pastorale verso cui monsignor Damiano indirizza il proprio ministero episcopale. In esso, come abbiamo riferito, sono presenti: il melograno, il ramo di mandorlo, il mare, la torre e la fascia dorata.Ciascuno di questi elementi esprime un significato specifico, legato alla tradizione araldica, all’iconografia cristiana e al territorio delle diocesi di Agrigento e Trapani. Il melograno rappresenta la comunione ecclesiale, Corpo mistico di Cristo, che racchiude in sé il popolo, così come fa il frutto con i suoi chicchi, ed è redento dalla Passione di Gesù, simboleggiata dal colore vermiglio.

La Chiesa, dunque, è sacramento di unità affinché tutti i suoi membri siano al servizio dell’umanità per l’edificazione del Regno di Dio. Il ramo di mandorlo fiorito simboleggia la vigilanza, che il vescovo deve avere sul popolo a lui affidato, infatti etimologicamente egli è “colui che vigila”, dal greco “epískopos”. Inoltre, i mandorli sono degli alberi tipici del territorio agrigentino per il quale rappresenta un simbolo di primavera e di amicizia fra i popoli. Il mare con le sue onde indica il cammino della Chiesa tra gli eventi della storia. La sua presenza sullo stemma è un riferimento al Mar Mediterraneo e alle terre da cui sono bagnate, tra cui la Sicilia.

In questo modo si sottolinea l’attuale missione della Chiesa nell’accoglienza dei migranti, nel dialogo interreligioso e nella pace fra diverse culture, specialmente in queste regioni. La torre rappresenta la stabilità e la fortezza, che deve avere un vescovo per governare, insegnare e santificare il popolo a lui affidato. Essa è presente negli stemmi comunali di Agrigento e Trapani, e vuole indicare sia il legame fra le due città e diocesi, ma anche l’importanza di abitare il territorio. Simboleggia anche la Vergine Maria, che nella tradizione cristiana è invocata come Torre di Davide e Torre d’Avorio, e alla quale l’arcivescovo affida il suo ministero.

La fascia dorata rappresenta l’azione dello Spirito Santo che, come una luce divina, attraversa la vita della Chiesa e la storia dell’intera umanità. Il motto, scritto in latino, è “Servare unitatem Spiritus”, cioè “Conservare l’unità dello Spirito” ed è tratta dalla Lettera agli Efesini: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, […], sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace.”

Fotogallery di Diego Romeo

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