Migranti, Msf accusa: “a Lampedusa accoglienza non dignitosa”
L’intervento di Medici Senza Frontiere (MSF), che giunge alla propria conclusione, ha visto impegnati una ventina di operatori, tra medici, infermieri, mediatori interculturali, psicologi, in collaborazione con le autorita’ sanitarie locali. “Il sistema hotspot, finalizzato al contenimento e all’identificazione delle persone sbarcate in Italia – spiega la ong – e’ inadeguato ad accogliere in modo […]
L’intervento di Medici Senza Frontiere (MSF), che giunge alla propria conclusione, ha visto impegnati una ventina di operatori, tra medici, infermieri, mediatori interculturali, psicologi, in collaborazione con le autorita’ sanitarie locali.
“Il sistema hotspot, finalizzato al contenimento e all’identificazione delle persone sbarcate in Italia – spiega la ong – e’ inadeguato ad accogliere in modo dignitoso uomini, donne e bambini che hanno appena percorso la rotta migratoria piu’ letale al mondo. Al contrario, le condizioni di sovraffollamento, l’estrema promiscuita’, le scarse condizioni igieniche, sono un fattore aggravante delle condizioni di salute, fisica o mentale, delle persone, in particolare dei piu’ fragili. “Le persone che sbarcano a Lampedusa hanno specifici bisogni sanitari, anche legati alle condizioni del viaggio in mare, che necessitano di un’immediata assistenza” dichiara Stella Egidi, responsabile medico di MSF che ha avviato il progetto di Lampedusa. “Le odierne modalita’ di sbarco non facilitano l’individuazione di alcune di queste esigenze, a cominciare da quelle legate a vissuti traumatici, come le violenze subite in Libia o in altre tappe del viaggio”.
In banchina un team di Msf, in collaborazione con l’Usmaf (Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera) e l’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp) di Palermo, è intervenuto a 343 sbarchi, contribuendo ad assistere 11.305 persone, con l’obiettivo di rafforzare la capacità di identificare le condizioni sanitarie più importanti e le specifiche vulnerabilità delle persone in arrivo. Per garantire continuità di cura e un’ulteriore valutazione alle persone individuate agli sbarchi, un secondo team di Msf è intervenuto nell’hotspot contribuendo alle attività di assistenza medica e svolgendo 53 sessioni di salute mentale a cui hanno partecipato 394 persone.
‘‘Se ieri non avessimo parlato per telefono, sarei morto di angoscia” ha scritto un ragazzo di origine subsahariana nell’hotspot ad una psicologa di Msf. Una terza équipe di Msf ha operato nei centri quarantena per vulnerabili della provincia di Agrigento per assicurare ulteriore supporto medico a 36 pazienti con particolari bisogni sanitari riferiti da Lampedusa ed effettuando 49 sessioni di salute mentale.
“La situazione a Lampedusa, afferma l’organizzazione, dimostra la necessità che le autorità italiane garantiscano dignitose condizioni di sbarco e prima accoglienza alle persone in arrivo in Italia e la non esposizione a ulteriori sofferenze per i più vulnerabili. Msf sottoporrà alle autorità competenti una serie di osservazioni riguardo le principali criticità osservate nel periodo dell’intervento e raccomandazioni per assicurare una risposta adeguata ai bisogni sanitari delle persone che sbarcano sull’isola”.