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“Nomine e appalti pilotati”, a Cuffaro e Pace contestata l’associazione a delinquere 

Per la procura di Palermo l’ex governatore e l’ex sindaco di Ribera sarebbero al vertice di un “comitato di affari” in grado di incidere su nomine e appalti e condizionare così l’azione della Regione

Pubblicato 7 ore fa

Per quattro dei diciotto indagati l’accusa è veramente pesante: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti, anche di natura corruttiva, contro la pubblica amministrazione e di turbata libertà degli incanti. La procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, scopre (parzialmente) le carte e chiede l’arresto di politici, manager, imprenditori e faccendieri in un’inchiesta che ipotizza nomine e appalti pilotati nella sanità siciliana in favore di amici. L’ipotesi più grave – quella del reato associativo – viene addebitata a quattro indagati: l’ex governatore Totò Cuffaro, l’ex sindaco di Ribera e attuale capogruppo della Dc Carmelo Pace, Vito Raso, storico braccio destro di Cuffaro e segretario particolare dell’assessorato alla Famiglia, e Antonio Abbonato, ritenuto il faccendiere/tuttofare del gruppo. Tutti compariranno il prossimo 13 novembre davanti il gip Carmen Salustro che, al termine dell’interrogatorio preventivo, deciderà (o meno) se accogliere la richiesta di arresti domiciliari e/o disporre eventuali misure cautelari. 

Per la procura di Palermo, dunque, esisterebbe una organizzazione in grado di “incidere sulle nomine dei dirigenti e funzionari pubblici regionali di settori nevralgici quali sanità, appalti e opere pubbliche in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa opera di fidelizzazione, l’attività politico-amministrativa della Regione”. Al vertice di questa associazione, secondo i pm del capoluogo, ci sarebbe l’ex governatore Totò Cuffaro. Cuffaro – si legge nell’atto di accusa – “dopo aver costituito il sodalizio metteva a disposizione le proprie entrature e la sua rete di conoscenza al fine di commettere un numero indeterminato di reati, incidente sugli esiti dei concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire gli imprenditori”. Per la procura di Palermo questo “meccanismo” avrebbe avuto lo scopo di “rafforzare il proprio consenso politico” per “consolidare un comitato di affari occulto in grado di infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”.  Anche Carmelo Pace – secondo la procura di Palermo – avrebbe avuto un ruolo di primo piano in questo “comitato di affari” svolgendo compiti di “organizzatore all’interno dell’associazione”, alimentando “la fitta rete di cointeressenze fra il Cuffaro e gli imprenditori o interlocutori interessati alla sua opera di lobbismo illecito” interponendosi “in luogo di Cuffaro ma sempre con il suo avallo nei rapporti con pubblici ufficiali e politici agendo in modo tale da far assumere loro, d’intesa con i privati per cui il comitato d’affari stava intermediario, le posizioni maggiormente vantaggiose per il buon esito della mediazione”

Il reato di associazione a delinquere, in qualità di partecipi, viene contestato anche a Vito Raso e Antonio Abbonato. Per i pm, infatti, sarebbero stati implicati anche nella diretta commissione dei reati, mettendosi a disposizione costantemente nel ritirare e consegnare documentazione riservata, fissare appuntamenti e incontri ristretti del Cuffaro per cui fungevano anche da autisti e segretari. 

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