Canicattì, 46enne morto dopo colluttazione: processo agli sgoccioli
Battute finali del processo, che si celebra col rito abbreviato davanti il gup del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella, a carico del trentenne Giuseppe Cutaia, originario di Canicattì, accusato di omicidio preterintenzionale in seguito alla morte di un 46enne , deceduto subito dopo aver avuto una lite con il giovane nel 2015. Dopo la richiesta […]
Battute finali del processo, che si celebra col rito abbreviato davanti il gup del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella, a carico del trentenne Giuseppe Cutaia, originario di Canicattì, accusato di omicidio preterintenzionale in seguito alla morte di un 46enne , deceduto subito dopo aver avuto una lite con il giovane nel 2015. Dopo la richiesta di condanna ad otto anni e otto mesi da parte del pm Paola Vetro la parola è passata questa mattina alla difesa, rappresentata dagli avvocati Angela Porcello e Diego Guadagnino, che ha chiesto l’assoluzione del ragazzo. Il 28 ottobre prossimo il gup emetterà la sentenza. La vicenda risale all’estate 2015 quando il ragazzo, a margine di un incontro per risolvere una diatriba precedente avuta con il figlio del 46enne, colpì con alcuni pugni al volto l’uomo che morì immediatamente dopo. In un primo momento gli inquirenti indagarono per l’ipotesi di reato di lesioni personali nella convinzione che non ci fosse una relazione tra la colluttazione avvenuta e la morte dell’uomo che, secondo la prima attività di indagine, sarebbe stata causata da sindrome coronarica acuta. Una tesi che non ha convinto del tutto il pm Paola Vetro che, una volta ereditato il fascicolo d’inchiesta, ha disposto nuove indagini al termine delle quali si è proceduto alla nuova contestazione di omicidio preterintenzionale. Per la Procura di Agrigento, dunque, c’è una fatale connessione tra i pugni scagliati dal giovane e la morte del 46enne che sarebbe, secondo le nuove indagini, deceduto a causa dell’“increzione di ormoni catecolaminici che sviluppava una sindrome coronarica acuta”.