Lampedusa

Migranti, Don La Magra: “servono leggi, non parole”

“Sulla questione dei migranti non ci sono differenze tra destra e sinistra. Ognuno strumentalizza il tema sapendo che è qualcosa in grado di incidere sull’opinione pubblica. Assistiamo così a banalizzazioni, terrorismi mediatici, criminalizzazioni. Mutano i governi e con loro i toni utilizzati, ma per cambiare le cose non basta utilizzare parole diverse, servono leggi. E […]

Pubblicato 4 anni fa

Sulla questione dei migranti non ci sono differenze tra destra e sinistra. Ognuno strumentalizza il tema sapendo che è qualcosa in grado di incidere sull’opinione pubblica. Assistiamo così a banalizzazioni, terrorismi mediatici, criminalizzazioni. Mutano i governi e con loro i toni utilizzati, ma per cambiare le cose non basta utilizzare parole diverse, servono leggi. E volontà politica”. Carmelo La Magra è appena arrivato a Lampedusa. Un ritorno nell’isola del cuore per il parroco che per cinque anni ha vissuto in prima persona il fenomeno migratorio sulla più grande delle Pelagie. A fine agosto ha celebrato la sua ultima messa e si è congedato dai suoi parrocchiani.

Ma da Lampedusa non si va mai realmente via, un filo sottile lega per sempre a quest’isola chi ha avuto la fortuna di viverci”.  Oggi sul quel piccolo scoglio è tornato in occasione delle celebrazioni per ricordare il naufragio del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone, tra cui 83 donne e 9 bambini. “Dopo quella strage qualcosa cambiò – ricorda con l’Adnkronos -: c’erano i soccorsi in mare, l’operazione ‘Mare nostrum’ che poi diede spazio a quelli che furono definiti gli ‘angeli del mare’, ossia le ong. Tante vite furono salvate, poi, però, arrivarono la campagna di colpevolizzazione dell’organizzazioni non governative, gli accordi con la Libia e tutto quello che conosciamo bene e si tornò ad assistere allo stesso numero di partenze ma a tanti naufragi e tanta gente morta in mare. Oggi siamo di nuovo al punto di partenza”.  A dimostrarlo ci sono i due maxi sbarchi registrati nelle ultime settimane: centinaia di persone stipate su vecchi pescherecci fatiscenti. Segno, avverte il capo della Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha aperto due inchieste, che dietro questi approdi c’è “una organizzazione criminale transnazionale che rende assolutamente necessarie e improcrastinabili complesse indagini internazionali”Quello degli sbarchi è un fenomeno a cui Lampedusa è abituata da decenni. Sono pressoché quotidiani, ma la gente fuori da qui pensa che avvengano solo quando i telegiornali ne danno notizia. E gli approdi fanno notizia solo quando muore qualcuno o quando ci sono maxi sbarchi”. E, invece, è il ragionamento di don Carmelo, del fenomeno migratorio bisognerebbe discutere “al di là dell’emozione del momento dettata dalle morti e dai naufragi” perché ci sarà sempre “un’altra tragedia che farà commuovere, ma quelli che arrivano a Lampedusa non sono numeri, ma storie, persone, nostri fratelli”. 

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