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“Pistola carica e primo colpo alle spalle”, Rampello resta in carcere

Il gip sposa la tesi dell’omicidio premeditato e convalida l’arresto

Pubblicato 3 anni fa

Il gip del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Gaetano Rampello, 57enne assistente capo della polizia di Stato che lo scorso 1 febbraio ha ucciso con 14 colpi di pistola il figlio ventiquattrenne Gabriele nel centro della piazza Progresso di Raffadali. Si giunge così ad un primo importante step giudiziario sul cruento fatto di sangue che ha sconvolto l’intera comunità dell’agrigentino.

Accolta interamente la richiesta del sostituto procuratore Chiara Bisso che contesta all’indagato l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito contro un discendente. Per il giudice c’è più di un dubbio sulla genuinità della confessione resa da Rampello dopo essere stato arrestato dai carabinieri.

Tanti gli elementi, secondo il gip, che escluderebbero un gesto d’impeto e che invece sono a sostegno della premeditazione del delitto. “Non appare credibile quanto riferito in ordine all’estemporaneità del gesto omicidio – scrive il gip nel provvedimento – militando in senso contrario plurimi elementi che si pongono in posizione di convergenza e consentono di escludere che l’uomo abbia agito d’impeto, colto dall’ira nel corso dell’ennesima violenta discussione avuta con il figlio affetto da disturbi psichiatrici”. L’arma, contrariamente a quanto riferito da Rampello, era pronta all’uso e dal video non emerge il tipico movimento della messa del colpo in canna. L’uomo, pur potendo fare una ricarica postepay ed evitare dunque qualsiasi contatto con il figlio che lo aveva minacciato più volte, ha optato per una consegna diretta del denaro e si è presentato all’appuntamento. Dalle immagini estrapolate dalle telecamere che insistono nella zona non emerge che la vittima abbia posto in essere azioni violente nei confronti del padre ma – al contrario – si nota che quest’ultimo esplode il primo colpo mentre il figlio è girato di spalle estraendo una pistola occultata nelle fasi iniziali dell’incontro.

Il giudice sottolinea poi un quadro familiare difficile. “Sebbene non possa escludersi che l’indagato sia stato vittima di comportamenti minacciosi del figlio – scrive il gip – non risulta che l’uomo abbia sporto in tempi particolarmente recenti denunce per aggressioni fisiche.” Al contrario, invece, il figlio aveva riferito in una perizia che il padre aveva posto in essere condotte maltrattanti nei suoi confronti e nei confronti della madre. Circostanza, questa, che peraltro trova riscontro in alcune denunce effettuate dall’ex moglie. Rampello, dunque, resta in carcere. La difesa aveva chiesto l’applicazione degli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico.

Per il tribunale, invece, sussistono le esigenze cautelari di una custodia in quanto emerge una personalità “negativa e comunque incline alla violenza” dell’indagato. Il prossimo passo della difesa, rappresentata dall’avvocato Daniela Posante, sarà il ricorso al tribunale della Libertà. Intanto questo pomeriggio verrà conferito l’incarico al medico legale Alberto Alongi per svolgere l’esame autoptico.

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