Mafia

Il comandante del Ros Angelosanto: “Col metodo Dalla Chiesa ho catturato i boss”

Così in una intervista al Corriere della Sera il generale Pasquale Angelosanto, il comandante dei Ros che ha catturato Messina Denaro

Pubblicato 1 anno fa

 La cattura del boss della Camorra Carmine Alfieri “come potrei dimenticarla? Lo prendemmo l’11 settembre 1992, e sebbene fosse ricercato da nove anni solo per il lotto clandestino, sapevamo che era diventato il capo della camorra vesuviana”. Così in una intervista al Corriere della Sera il generale Pasquale Angelosanto, il comandante dei Ros che ha catturato Messina Denaro. Alla vigilia della pensione, l’ufficiale ripercorre la sua carriera.

Era l’anno delle stragi di mafia, Capaci e via D’Amelio: “Un periodo di grande tensione e pressione – aggiunge – ma anche di grande impegno e spinta ideale. Si lavorava secondo il metodo Dalla Chiesa” che consiste nello “studio approfondito del contesto, per inquadrare il singolo delitto nell’ambito in cui è maturato. Ci vuole tempo e tanta pazienza, ma alla fine i risultati arrivano”. Trasferito a Roma scoprì “la prima ‘ndrina distaccata della ‘ndrangheta nel Lazio, tra Anzio e Nettuno”, poi “la mattina del 20 maggio 1999, la scena dell’omicidio del professor Massimo D’Antona indicava un agguato di matrice terroristica senza che ci fossero organizzazioni in attività da oltre dieci anni”. La svolta per catturare Messina Denaro arrivò da un ‘pizzino’ nascosto in casa della sorella. Dalla scoperta alla cattura il generale ha vissuto “con la continua paura di commettere errori. Ci stavamo avvicinando, ma bisognava evitare il minimo sbaglio. Negli ultimi tre giorni avevamo quasi la certezza che dietro il nome di Andrea Bonafede ci fosse Messina Denaro, ma finché lui non ha ammesso di esserlo non sono stato tranquillo”. Poi “una soddisfazione indescrivibile, insieme all’improvviso calo di tutta la tensione accumulata”.

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