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“Sanità e appalti truccati”, il capo della cricca cercò contatti con Silvio Cuffaro

Sciacchitano, ritenuto il capo della cricca in grado di pilotare gli appalti, cercò di arrivare a Silvio Cuffaro tramite Vito Raso, autista del fratello Totò

Pubblicato 1 giorno fa

Cercava sponde nell’assessorato regionale al Bilancio Antonio Sciacchitano, finito ai domiciliari oggi per gare truccate nella sanità. Secondo gli inquirenti, Sciacchitano e uno dei suoi complici, Giovanni Cino, avrebbero tentato di arrivare a Silvio Cuffaro, fratello dell’ex governatore Totò, dirigente generale dell’assessorato, per aiutare la Polygon spa (una delle società da loro favorite) a chiudere una transazione con la Centrale Unica di Committenza della Regione per l’assegnazione del lotto 1 della procedura delle apparecchiature elettromedicali.

La Polygon pensava di proporre una transazione all’amministrazione regionale, in modo da riottenere l’aggiudicazione del lotto, evitando alla Centrale unica di committenza di dover bandire nuovamente una gara per l’assegnazione della porzione dell’appalto da cui Polygon (ex Tecnologie Sanitarie) era stata esclusa dopo la vecchia inchiesta “Sorella Sanità”. L’idea era di “ammorbidire” il dirigente della Cuc Di Leo “ai fini del buon esito della transazione” grazie alla mediazione di Silvio Cuffaro (non risulta se ci sia davvero stata), a cui i due faccendieri sarebbero giunti attraverso Vito Raso (autista di Totò Cuffaro).

“A chiare lettere nelle intercettazioni – scrivono i pm – Cino e Sciacchitano hanno manifestato l’intenzione di farsi lautamente remunerare per questa attività di intermediazione, parlando della corresponsione da parte di Polygon di 200.000 euro a testa e dell’intenzione di questi ultimi di remunerare con 10.000 o 20.000 euro Silvio Cuffaro, dirigente dell’assessorato, per l’assistenza prestata, facendogli pervenire le somme tramite Vito Raso”. Nel febbraio 2023 la Polygon, però, è stata acquisita da parte di un fondo internazionale e l’operazione è naufragata.

“Conosco il dottore Sciacchitano da prima che fossi Presidente della Regione. Non mi ha mai chiesto niente quando ero Presidente e né tanto meno nell’ultimo decennio. Ma proprio niente: né di lecito e meno che mai di illecito. Sono io che ho chiesto a lui di votare per la DC e quindi non aveva bisogno di ingraziarsi con me in altro modo. Nella fattispecie non conosco la ditta e nemmeno di cosa si occupi. Citarmi é ormai un rituale che, come nel caso odierno, non sarà supportato da alcun elemento, però lascerà traccia di questi scarabocchi vestiti da notizia. È triste, ma è così”. Lo dice Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC. (ANSA).

CHI È NINNI SCIACCHITANO, RITENUTO IL CAPO DELLA CRICCA

Tra le figure di spicco dell’indagine sugli appalti della sanita’ a Palermo, condotta dal nucleo di polizia economica del comando provinciale della Guardia di finanza e coordinata dalla procura, un ruolo di primo piano e’ ricoperto dal commercialista palermitano Antonio Maria Sciacchitano, 66 anni. Il professionista, nominato presidente dell’Organismo indipendente di valutazione della performance della Regione Siciliana il 30 maggio del 2024, ha ricoperto svariati incarichi nel pubblico tra cui componente del collegio sindacale dell’ospedale Civico e dell’Asp di Palermo, consulente dell’Asp di Caltanissetta per le problematiche contabili, presidente di valutazione dei manager della sanita’ pubblica. Rispondendo alle domande del gip il professionista ha inoltre aggiunto di essere attualmente Presidente dell’Oiv (Organismo indipendente di valutazione) dell’ Asp. di Trapani, di Villa Sofia-Cervello, della Citta’ metropolitana di Catania, della Regione siciliana, consulente della Corte dei Conti, in Commissione di studio per la revisione legale nel Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Nel suo studio durante le perquisizioni effettuate dalle Fiamme gialle sono stati ritrovati 44 mila euro in contanti. Ruolo predominante anche per l’imprenditore Giovanni Cino, 70 anni, e per il faccendiere campano Catello Cacace, 62 anni, Il gip di Palermo Carmen Salustro ha disposto gli arresti domiciliari per Sciacchitano e Cacace. Inoltre per il primo anche la sospensione per un anno dall’esercizio dei pubblici e per il secondo e il divieto temporaneo di esercitare attivita’ d’impresa (oltre all’obbligo di dimora). Obbligo di dimora anche per Giovanni Cino. Mentre l’obbligo di firma e’ stato disposto per: Aldo Albano, Pietro Genovese, Maurizio Giuseppe Rifici, Rosario Sortino. Per Luciano Romeno, Michele Umberto Maggio e Miliko De sete disposto il divieto temporaneo di esercitare attivita’ d’impresa. Secondo gli inquirenti – le indagini sono state coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giacomo Brandini e Andrea Zoppi – le gare sarebbero state gestite illecitamente da una struttura piramidale che al suo apice vedeva proprio Sciacchitano, per l’accusa “in grado di coagulare intorno a se’ faccendieri, funzionari pubblici e imprenditori scelti perche’ in grado di assicurare la miglior sintesi possibile fra istanze dell’imprenditoria e velleita’ di carrierismo e arricchimento illecito di pubblici dipendenti infedeli”.

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