Gli attentati al panificio e al negozio di frutta, i clan impongono le regole a colpi di kalašnikov
L’inchiesta sui clan di Villaseta e Porto Empedocle ha fatto luce anche sugli attentati, a colpi di Kalašnikov, ai danni di un negozio di frutta ad Agrigento e un panificio a Porto Empedocle
Negli ultimi sei mesi tanto ad Agrigento quanto a Porto Empedocle si è registrata una preoccupante escalation di episodi che hanno destato particolare allarme sociale. Due città messe a ferro e fuoco, nel senso letterale del termine, nell’ottica di una strategia comune dei clan di Villaseta e Porto Empedocle di imporre un dominio militare sul territorio e lanciare messaggi inequivocabili a chi non si piegava alle “leggi” delle cosche. Tra il dicembre 2024 e il giugno 2025 si è tornati a sparare con una facilità disarmante anche con l’utilizzo di micidiali armi da guerra come i kalašnikov. La risposta dello Stato, all’uso di così tanta violenza, non si è fatta attendere. È arrivata forte, chiara e immediata.
Nel giro di sei mesi, infatti, i carabinieri di Agrigento (coordinati dalla Dda di Palermo) hanno sferrato un colpo alle cosche di Villaseta e Porto Empedocle arrestando (in tre distinti blitz eseguiti in pochi mesi) oltre 60 persone e togliendo dalle strade soldi, armi e droga. L’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Luisa Bettiol – ha fatto luce anche su due degli episodi più eclatanti avvenuti negli ultimi mesi: gli attentati a colpi di kalašnikov ai danni di un negozio di ortofrutta nella zona dello stadio Esseneto di Agrigento (15 dicembre 2024) e quello nei confronti di un panificio a Porto Empedocle (18 giugno 2025). In entrambi i casi sono stati chiariti mandanti ed esecutori ma soltanto nel primo episodio anche il movente. Eccoli così ricostruiti.
L’ATTENTATO AL NEGOZIO DI ORTOFRUTTA AD AGRIGENTO
La notte del 15 dicembre 2025 vengono esplosi una cinquantina di colpi di mitragliatrice contro un negozio di frutta e verdura, di proprietà di un pregiudicato per reati di droga, nei pressi dello stadio Esseneto. Per i magistrati antimafia, la neonata alleanza tra villasetani ed empedoclini deve mandare un chiaro messaggio al titolare “accusato” di aver alzare un giro di stupefacenti per conto proprio e non essersi “allineato” alle regole dei clan. Le cosche di Villaseta-Porto Empedocle, dopo un periodo di frizioni, stringono un vero e proprio patto e si spartiscono di comune accordo piazze di spaccio, gestiscono una cassa comune, pianificano attentati scambiandosi armi e uomini che vanno in giro a fare “danno”. Ed è proprio quello che sarebbe avvenuto ai danni del negozio di ortofrutta. L’ordine di sparare, secondo quanto ricostruito dall’attività dei carabinieri, sarebbe stato dato dai capi Pietro Capraro, James Burgio, Gaetano Licata e Salvatore Prestia. Ad eseguire l’attentato, invece, un gruppo di fuoco composto da agrigentini ed empedoclini: Vincenzo Iacono, Stefano Fragapane e Simone Sciortino. Le telecamere riprendono sia la fase preparatoria che quella esecutiva con una moto con a bordo due persone e un’auto che fa da staffetta. Poi gli spari e il rientro alla base.
L’ATTENTATO AL PANIFICIO A PORTO EMPEDOCLE
L’ultimo attentato, forse ancor più eclatante e pericoloso, è avvenuto lo scorso 18 giugno ai danni di un panificio-gastronomia a Porto Empedocle. Le modalità di azione così come le armi utilizzate sono le stesse: un commando a bordo di una moto che scarica una raffica micidiale di kalašnikov. Oltre trenta i colpi esplosi. L’intimidazione, in questo caso, assume contorni ancora più preoccupanti perchè i proiettili oltre a colpire il reale bersaglio (il panificio) attingono anche un’auto parcheggiata ma soprattutto una palazzina adiacente. Il condominio è regolarmente abitato da numerose famiglie e soltanto un miracolo ha voluto che la raffica non finisse all’interno delle case provocando tragiche conseguenze. Almeno tre proiettili di grosso calibro, infatti, si sono conficcati nel cappotto termico delle abitazioni – che ha fatto da “scudo” grazie al materiale isolante – finendo ad un metro dalle finestre. L’attività investigativa dei carabinieri è stata rapida e si è arrivati all’individuazione degli esecutori materiali dell’attentato sostanzialmente perchè già monitorati nell’ambito della più ampia inchiesta sui clan. Per gli investigatori, dunque, a sparare sarebbero stati Vincenzo Iacono e Salvatore Lombardo, entrambi di Realmonte. I due vengono prima intercettati nella fase organizzativa e poi monitorati sia durante che dopo l’attentato grazie alle telecamere installate in “punti sensibili”. Al momento – però – non è chiaro il movente dell’azione delittuosa.