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Crisi idrica con la pioggia: non manca l’acqua, ma i soldi e le soluzioni

Dal prossimo 1 dicembre Siciliacque ridurrà la quantità di liquido fornito per ogni famiglia per i debiti (22 milioni) di Aica: ecco cosa avverrà

Pubblicato 4 minuti fa

Va tutto bene. Nessun problema. State tranquilli. Non fidatevi della stampa. Ascoltate unicamente i comunicati stampa di Aica. Va tutto bene (ripeterlo almeno 2 volte rafforza il concetto). Stiamo lavorando per voi.

Adesso che abbiamo anticipato cosa si risponderà a questo e altri articoli giornalistici sul versante della gestione del servizio idrico, cerchiamo di capire concretamente che è avvenuto e soprattutto cosa avverrà a partire dal prossimo 1 dicembre, quando Siciliacque di fatto ridurrà in modo significativo l’acqua fornita a questa provincia.

Un passo indietro: 15 giorni fa Grandangoloagrigento.it aveva anticipato che Siciliacque aveva preannunciato la volontà di socchiudere i rubinetti ad Aica perché la consortile era insolvente di un debito che ammontava ad oltre 22 milioni di euro e le trattative condotte non erano andate a buon fine. La controproposta della società agrigentina prevedeva uno “sconto” di alcuni milioni di euro e il sovrambito aveva risposto negativamente in modo anche abbastanza seccato.

Erano seguite smentite e attacchi alla stampa rea di averlo raccontato, si era rassicurato, si sono svolte riunioni, salvo poi riscontare che Siciliacque i soldi li voleva ancora integralmente, che avrebbe comunque attivato la riduzione della portata – come previsto dalla normativa – e che le minacce di denunce per interruzione di pubblico servizio (con il coinvolgimento delle istituzioni) non hanno portato alcun risultato concreto.

Perché alla fine la verità semplice, nuda e cruda e non deformabile da alcun filtro – nemmeno quelli che si applicano sui social – è che Aica non ha i soldi per pagare Siciliacque e certamente non può trovarli nell’immediato. Questo soprattutto perché i principali creditori della stessa Aica, cioè i sindaci, non hanno alcuna intenzione di pagare i propri debiti: c’è chi ancora oggi, per intenderci, a distanza di 3 anni, non ha nemmeno mai versato la quota di costituzione della società né l’importo che la Regione aveva stanziato (sottraendolo a fondi destinati ai comuni stessi) come contributo straordinario per salvare la gestione del servizio idrico. Infatti bisognerebbe ricordare, quando si guarda erroneamente a quanto sta avvenendo a Trapani, che in quella provincia si sta ricevendo un sostegno identico a quello già versato ad Aica nel 2022. Soldi che non hanno portato a risultati particolarmente rilevanti.

Ma siccome, dice il proverbio, la sciarra è sempre pa cutra, anche sul tema dei fondi eventualmente da destinare ad Agrigento si sta consumando un giallo istituzionale non di poco conto. Nella giornata di oggi il presidente della Regione Renato Schifani sulle pagine del quotidiano La Sicilia, ha schivato ogni responsabilità sulla vicenda con fare sdegnato, sostenendo che aveva “anche proposto ad Aica la creazione di un fondo di rotazione ad hoc di 20 milioni di euro per far fronte, nell’immediato, a saldare parte di questi debiti. Ma i Comuni hanno preferito rinunciare perché avrebbero voluto un finanziamento a fondo perduto. Un percorso non praticabile perché istituzionalmente diseducativo nei confronti di tutti gli enti che hanno sempre pagato”.

E invece cosa dicono adesso i Comuni? Che la proposta non è stata mai effettivamente formalizzata, perchè unicamente anticipata alla presidente Danila Nobile in un incontro personale (di persona personalmente, avrebbe detto Catarella) e mai trasformata in nulla di istituzionale, ma che soprattutto non hanno mai chiesto contributi a fondo perduto.

Chiaramente i sindaci omettono di parlare dell’enorme elefante al centro della stanza, cioè i propri debiti, ma alla fine va bene così: del resto nessuno gli chiederà conto del danno. Così è meglio guardare a nuovi fondi dei siciliani da utilizzare per riparare a danni provocati da alcuni dopo anni di mancata gestione.

Ma cosa succederà a partire dall’1 dicembre?

La riduzione prevista dalla norma andrà a limare di circa il 60% l’acqua fornita per ogni abitante, con una conseguenza semplicissima: essendo Aica dipendente in modo pesantissimo dalla risorsa idrica fornita da Siciliacque, non ci sarà acqua per sostituire quella mancante e i sistemi, tra perdite e disservizi vari, non saranno mai in pressione. La conseguenza è semplicemente che alcuni cittadini continueranno a prendere l’acqua e altri no, come ad esempio chi abita in zone più alte o in piani sommitali dei condomini.

Non solo, ma i 50 litri ad abitante (per quanto gli immessi in condotta saranno circa 65/70 per compensare le perdite idriche) previsti, alla fine permetteranno a conti fatti di tirare un paio di volte lo sciacquone (5/10 litri ogni scarica) e poco altro.

Alla fine ha ragione forse la presidente Nobile (che, precisiamo, di tutta questa vicenda non ha dirette responsabilità se non per i pochi mesi in cui governa Aica): questa soluzione non eliminerà il debito verso Siciliacque nè risolverà i problemi.

Perché i soldi non sono come l’acqua: non piovono dal cielo.

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