L’omicidio del cardiologo Alaimo, il pool di specialisti: “Vetro è capace di intendere e volere”
L’imputato è accusato di aver ucciso il cardiologo favarese per il mancato rilascio di un certificato. Per il pool di specialisti al momento dei fatti era capace di intendere e volere
Adriano Vetro, al momento dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, era capace di intendere e volere. Lo ha ribadito questa mattina in aula il pool di specialisti chiamato a valutare l’eventuale sussistenza di un vizio di mente dell’imputato. Vetro, cinquantenne favarese, è accusato di aver ucciso il medico con un colpo di pistola all’interno del suo ambulatorio il 29 novembre 2022. In primo grado è stato condannato a 22 anni di reclusione ed è stato riconosciuto capace di intendere e volere.
Stessa conclusione alla quale sono arrivati oggi i tre professionisti nominati dalla Corte di assise di appello di Palermo (il professore Gaetano Vivona, direttore del Dipartimento Salute Mentale di Trapani, il professore Felice Francesco Carabellese, ordinario di Psicopatologia Forense nella Scuola di Medicina e di Medicina Legale dell’università di Bari e la dottoressa Lia Parente, psicologa forense). Diametralmente opposta la conclusione del consulente della difesa – lo psichiatra Leonardo Giordano – che sostiene invece la totale incapacità di intendere e volere del favarese al momento dei fatti. Una circostanza – quella dell’eventuale sussistenza di un vizio di mente – che risulta centrale, così come lo era stata in primo grado, anche nel processo di secondo grado. L’accoglimento di una tesi, piuttosto che dell’altra, è decisiva ai fini della valutazione dei giudici. Il prossimo 23 dicembre la parola passerà alla procura generale e alla parte civile – rappresentata dagli avvocati Giuseppe Barba e Gaetano Caponnetto – per la discussione. Il 20 gennaio, invece, sarà la volta delle arringhe difensive degli avvocati Sergio Baldacchino e Raffaele Bonsignore.
L’omicidio del cardiologo Alaimo si consuma nel primo pomeriggio del 29 novembre 2022. Vetro, in cura dal medico, si presenta senza appuntamento nella clinica di via Bassanesi armato di una pistola calibro 7.65 risultata poi clandestina. Un solo colpo, fatale. Poi una breve fuga terminata con l’arresto da parte dei carabinieri. Alla base del delitto ci sarebbe il mancato rilascio di un documento utile al rinnovo della patente. In primo grado Vetro è stato condannato a 22 anni di reclusione ed è stato riconosciuto in grado di intendere e volere. A questa conclusione si è arrivati dopo un lungo iter caratterizzato da ben due perizie dagli esiti diametralmente opposti.




