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“Schiaffi e calci ad alunno disabile”, chiesta condanna di due maestre 

In primo grado le due insegnanti, in servizio ad Agrigento, sono state condannate a 4 anni e un mese di reclusione. Giovedì è attesa la sentenza

Pubblicato 8 minuti fa

La procura generale di Palermo ha chiesto che venga confermata la sentenza di condanna nei confronti di due insegnanti agrigentine accusate di maltrattamenti ai danni di un alunno di sei anni (all’epoca dei fatti) affetto da disturbi dell’emotività. Il processo di secondo grado è in corso davanti i giudici della quarta sezione penale della Corte di appello di Palermo presieduta da Vittorio Anania. 

In primo grado il tribunale di Agrigento ha condannato le due insegnanti, in servizio in una scuola della Città dei templi, a quattro anni e un mese di reclusione oltre all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e al pagamento di 20 mila euro alla persona offesa, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Salvatore Cusumano. La difesa – rappresentata dagli avvocati Sebastiano Bellanca, Simona Fulco e Domenico Russello – ha impugnato il verdetto e giovedì, dopo le loro arringhe, è attesa la sentenza.  

La vicenda risale al 2020 e scaturisce dalla denuncia della madre del bambino che, dopo aver scoperto alcuni lividi sul figlio, decise di denunciare tutto ai carabinieri. I militari dell’Arma piazzarono così le telecamere in aula e, in circa quindici giorni di registrazioni, sono emersi più di otto episodi di maltrattamenti contestati alle due insegnanti, una di sostegno e una di ruolo: schiaffi in viso, sberle, addirittura un calcio al bambino che in una occasione è stato anche trascinato dopo essersi rifugiato sotto il banco. 

Durissime furono le motivazioni della condanna depositate dal gup del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino: “È emersa, da un lato, la totale incompetenza e impreparazione dell’insegnante in ragione del particolare ruolo di maestra di sostegno dalla stessa rivestito e che era chiamata a svolgere nella gestione della indubbia vivacità del piccolo determinando ciò, dall’altra, la legittimazione dell’altra insegnante del resto della classe a intervenire nel contenimento dello stesso, entrambe – tuttavia – adottando dei metodi ben lontani da quelli che avrebbe richiesto la delicatezza e la particolarità del caso di specie. La condotta delle odierne imputate è, inoltre, abituale, essendo i comportamenti vessatori reiterati nel tempo.”

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