Agrigento

Corte dei Conti, Cgil: “Una riforma che rischia di diventare un salvacondotto”

La nota del segretario della Cgil di Agrigento, Alfonso Buscemi

Pubblicato 2 ore fa

La riforma della Corte dei Conti voluta dal governo Meloni continua a suscitare forti critiche. Non si tratta di una semplice modifica normativa, ma di una scelta politica che rischia di trasformarsi in un vero e proprio salvacondotto per politici e funzionari disonesti, riducendo i controlli su come vengono spese le risorse pubbliche.

La Corte dei Conti ha rappresentato negli anni un baluardo di legalità e trasparenza. Il suo lavoro di controllo e di accertamento delle responsabilità ha consentito di far emergere sprechi, cattive gestioni e abusi che gravano direttamente sulle tasche dei cittadini. Indebolirne il ruolo significa ridurre la possibilità di individuare e sanzionare chi utilizza il denaro pubblico in modo improprio.

I rilievi della Corte sono stati determinanti su dossier cruciali come il Ponte sullo Stretto di Messina, più volte segnalato per i rischi finanziari e procedurali, e sul sistema idrico in Sicilia, segnato da perdite strutturali, inefficienze e una gestione delle risorse che continua a produrre disservizi e sprechi. Senza controlli efficaci, questi problemi rischiano di ripetersi indisturbati.

A essere messa in discussione è anche la gestione complessiva delle risorse pubbliche, in una fase in cui miliardi di euro vengono movimentati senza adeguate garanzie di efficacia e correttezza. In questo contesto, ridurre il potere di intervento della Corte dei Conti equivale ad abbassare la soglia di responsabilità.

Sul tema è intervenuto il segretario generale della CGIL di Agrigento, che ha espresso una critica netta all’impostazione del governo:

«Il governo Meloni, invece di cambiare atteggiamento e correggere i comportamenti più volte censurati dalla Corte dei Conti, preferisce indebolire i giudici contabili. È una scelta grave, che rischia di offrire un salvacondotto a politici e funzionari disonesti. È la stessa logica che ritroviamo nella riforma della giustizia, orientata ad assoggettare i poteri di garanzia al controllo della politica».

Anche Agrigento Capitale italiana della Cultura dimostra quanto siano necessari controlli forti e indipendenti. Accanto alle opportunità, sono emerse zone d’ombra nella gestione e nell’utilizzo delle risorse, che richiedono trasparenza e responsabilità, non un arretramento delle funzioni di controllo. Indebolire la Corte dei Conti non rende lo Stato più efficiente. Rende solo più deboli i controlli e più forti le impunità. Difendere l’autonomia della Corte dei Conti significa difendere l’interesse pubblico, la legalità e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Perché senza controlli veri, la cattiva politica trova terreno fertile e il conto, come sempre, lo pagano i cittadini.

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