Armi e munizioni in casa, boss Massimino in video-collegamento: “Mio nipote non c’entra niente”
“Mio nipote in tutta questa storia non c’entra nulla”. Si è aperto con le dichiarazioni spontanee di Antonio Massimino, considerato il boss di Agrigento, il processo che lo vede imputato insieme al nipote in seguito al rinvenimento di un mini-arsenale composto da due penne-pistola, una pistola calibro 7.65 e munizioni di diverso calibro nel giardino […]
“Mio nipote in tutta questa storia non c’entra nulla”. Si è aperto con le dichiarazioni spontanee di Antonio Massimino, considerato il boss di Agrigento, il processo che lo vede imputato insieme al nipote in seguito al rinvenimento di un mini-arsenale composto da due penne-pistola, una pistola calibro 7.65 e munizioni di diverso calibro nel giardino della sua villetta a Villaggio Mosè. L’arresto di Massimino e del nipote, avvenuto nel febbraio 2019, precedette di poche settimane il più ampio blitz della Dia di Agrigento denominato “Kerkent”, con oltre trenta arresti, che ipotizza proprio la scalata di Massimino al vertice della famiglia mafiosa del capoluogo.
A dire il vero prima di attendere la formale apertura dell’udienza si è dovuto faticare non poco nel risolvere problemi tecnici di collegamento con Sassari dove Massimino è detenuto in regime di 41 bis. Una volta superato l’ostacolo si è potuto procedere all’escussione di un ufficiale dei carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Agrigento che ha riferito in merito ad alcuni aspetti dell’attività di indagine: “Dalla visione di una telecamera piazzata ad ampio raggio abbiamo notato movimenti sospetti dall’interno della villa di Massimino e, in particolare, l’occultamento ed il lancio di un sacchetto di immondizia nero. Una volta intervenuti abbiamo trovato le armi e perquisito abitazione e veicolo.”
Ci sono tanti elementi che emergono dal dibattimento ma uno in particolare è stato al centro di un confronto a suon di opposizioni tra il pm Gloria Andreoli e l’avvocato Salvatore Pennica. Quest’ultimo ha anticipato la richiesta di inutilizzabilità delle immagini della telecamera in quanto disposta in altra attività di indagine. Massimino, dunque, è stato immortalato da una telecamera installata nell’ambito di un’altra indagine.
Alla fine dell’udienza la difesa ha avanzato la richiesta di sostituzione della misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari nei confronti di Gerlando Massimino. A questa richiesta il pm ha dato parere negativo ritenendo non cessate le esigenze cautelari. I giudici della prima sezione del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato con a latere i giudici Giuseppa Zampino e Alfonso Pinto, scioglieranno la riserva nella prossima udienza fissata il 18 novembre.