Agrigento

Celebrati i funerali di Alberto Re, padre Matraxia: “La coscienza chi la può mai conoscere?”

Parenti e amici in una chiesa gremita hanno voluto rendere omaggio all’imprenditore, scomparso tragicamente nei giorni scorsi

Pubblicato 1 anno fa

Sono stati celebrati poco fa i funerali di Alberto Re, l’imprenditore e organizzatore del Paladino D’oro Sport Film Festival che si concluderà stasera ad Agrigento, morto suicida giovedì scorso. Una chiesa gremita di familiari e amici che sono arrivati per dare l’ultimo saluto.
Nella sua omelia padre Pippo Matraxia si è soffermato sull’importanza delle parole: “Persona sempre affettuosa e gentile. Siamo noi a volte ad essere maliziosi, a interpretare male, a giudicare. La coscienza chi la può mai conoscere? Noi umani siamo pronti a giudicare, a parlare male degli altri o peggio ancora a sospettare. Questa cultura del sospetto ci fa stare male. Sì uccide più con la parola che con i reati e questo Gesù lo ha detto esplicitamente: amatevi e non giudicate. Come giudichi sarai giudicato”.
All’uscita del feretro dalla Chiesa, avvolti nel dolore, un uomo forse parente o amico della famiglia Re, alla vista di un telefono che stava riprendendo la scena si è avvicinato con toni minacciosi verso il nostro operatore dicendo: “Se ne vada, avete causato questo male”. Anche un’altra persona ha affrontato il nostro operatore spintonandolo. E tutto questo sotto gli occhi attoniti della gente che in quel momento, forse, avrebbe preferito il silenzio e il momento di raccoglimento per l’imprenditore agrigentino.

L’Ansa riporta oggi una dichiarazione della figlia dell’imprenditore, Natalia Re che riportiamo: «Ho sentito mio padre fino a poche ore prima che si togliesse la vita, era molto provato, ma mai avrei immaginato che potesse uccidersi». Il giorno del funerale del padre, l’imprenditore Alberto Re, che si è sparato mercoledì dopo le critiche subite sui social sul fallimento di una rassegna cinematografica da lui organizzata e in corso ad Agrigento (il festival è stato disertato), parla la figlia Natalia.
«E’ stato ucciso da una gogna mediatica certamente sobillata da qualcuno», dice. «C’è stata una enfatizzazione strumentale, ragionata da parte di chi ha voluto aizzare i social e li ha istigati all’odio usando in modo scelerato la comunicazione per fini propri. L’evento, di fatto, non era nemmeno iniziato e già la campagna era partita». Sulla morte dell’imprenditore indaga la polizia.

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