Agrigento

Nel silenzio di un’alba agrigentina Ulisse ritorna a Itaca

Stamattina sulla spianata ovest del Tempio della Concordia si è ripetuto (come da circa cinque anni accade) il rito omerico dell’Iliade e dell’Odissea.

Pubblicato 9 mesi fa

Francamente fa un certo effetto  vedere Ulisse, Telemaco e Penelope nell’abbraccio ritrovato col ritorno di Ulisse a Itaca. Un effetto che non diventa mai cascame romantico anche  se ai versi di Omero aggiungete il silenzio che avvolge la Valle dei templi alle 5 e mezzo del mattino.

Quel silenzio (rotto dal frastuono dei concerti  di Piano San Gregorio) che i turisti hanno chiesto di far rispettare ai dirigenti del  Parco archeologico. Stamattina sulla spianata ovest del Tempio della Concordia si è ripetuto (come da circa cinque anni accade) il rito omerico dell’Iliade e dell’Odissea. Non c’era il solito, epico Sebastiano Lo Monaco ma c’era l’altrettanto epico Stefano Santospago – Ulisse e ancora Barbara Capucci – Penelope insieme a Luca Iacono, Tommaso Garrè, Gaetano Tizzano con le musiche originali di Dario Arcidiacono. Il testo era tratto da Valerio Massimo Manfredi (Il mio nome è nessuno) con l’adattamento di Francesco Nicolini. Per chi volesse approfondire la messinscena  teatrale la cronaca suggerisce il Teatro Duse di Genova dove dall’8 novembre Lo Monaco sarà Ulisse ma se non si vuole poi  andare così  lontano, lo spettatore più avveduto potrà recarsi  al Tempio della Concordia per le prossime albe del 13-17-18-19-20 agosto e trarre quegli insegnamenti scolastici di una odissea che ci fecero leggere appena usciti dall’adolescenza, che avrebbe dovuto darci, come da manuale, consapevolezza di sé, insegnando che dopo una sconfitta può esserci la più raggiante delle vittorie, insegnando a perdersi per ritrovarsi, ad amare allo stremo delle forze e a fare un’esegesi della propria coscienza e della propria psiche con onestà e lucidità.

Nel silenzio di un’alba agrigentina Ulisse ritorna a Itaca

“Il percorso dell’eroe è tortuoso” avrebbe ribattezzato il viaggio di Ulisse la moderna filosofia, certo  non rivelando nulla di nuovo. Però potrebbe essere di ammonimento ai moderni ulissidi in cerca di “Agrigento capitale della cultura” e di un concetto di  armonia che ancora viene discusso all’interno dei recinti delle tessere di partito oppure nei sinedri della chiacchiera e della tangente. L’omerico Ulisse sta lì a ricordarcelo e potrebbe diventare per Agrigento una bella metafora rimettere in piedi, “con la schiena dritta” uno dei “Telamoni lugubri riversi sopra l’erba” (come canta Quasimodo in “Strada di Agrigentum”).

Foto di Diego Romeo

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