Accusato dell’omicidio “per errore” del fratello, al via processo a palmese
Al via il processo ad Angelo Di Falco, accusato dell’omicidio “per errore” del fratello minore Roberto, ucciso in una sparatoria nel piazzale di una concessionaria
No alla richiesta di rito abbreviato condizionato. La Corte di assise di Agrigento, presieduta da Agata Genna, ha rigettato l’istanza avanzata dalla difesa di Angelo Di Falco, di Palma di Montechiaro, accusato dell’omicidio “per errore” del fratello Roberto, ucciso in una sparatoria avvenuta nel febbraio 2023 nel piazzale di una concessionaria a Villaggio Mosè. Gli avvocati Santo Lucia e Giovanni Castronovo avevano chiesto di poter definire il procedimento con il rito abbreviato. La Corte ha invece rigettato aprendo di fatto il processo con il rito ordinario che è stato aggiornato al prossimo 31 ottobre.
Angelo Di Falco è accusato di una particolare fattispecie di reato, quella di omicidio “per errore” ed oggi si trova sul banco degli imputati poiché ritenuto responsabile della morte del fratello minore Roberto, ucciso in una sparatoria avvenuta nel febbraio scorso all’interno della concessionaria “AutoXPassione” di Villaggio Mosè. A Di Falco viene contestato anche il reato di tentato omicidio ai danni di uno dei figli del titolare della concessionaria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, soltanto il malfunzionamento della pistola ha sventato l’azione delittuosa. Altri due imputati – Calogero Zarbo, 41 anni, e Domenico Avanzato, 36 anni – sono stati condannati nelle scorse settimane con il rito abbreviato rispettivamente a 14 anni e 4 mesi di reclusione e 13 anni e 3 mesi di reclusione.
Una vicenda complicata così come il suo iter giudiziario. Agli imputati – tre le altre cose – viene contestata una particolare fattispecie di reato: l’omicidio per errore. Il 23 febbraio dello scorso anno quattro palmesi compiono quella che gli inquirenti ritengono una spedizione punitiva nei confronti di Lillo Zambuto, titolare della concessionaria “AutoXPassione” al Villaggio Mosè. Alla base della “punizione” impartita al rivenditore di auto, aggredito nel piazzale della concessionaria, il pagamento di un’auto con un assegno risultato poi scoperto. Durante quei concitati momenti, ripresi in gran parte dalle telecamere, viene estratta una pistola da cui parte un colpo che ferisce mortalmente proprio Roberto Di Falco. Per la Procura di Agrigento a premere il grilletto è stata la stessa vittima dopo che Zambuto, come dichiarato dallo stesso, era riuscito con una mossa imparata durante il servizio militare a girare la canna dell’arma verso il suo aggressore. Intanto la pistola che sembrava svanita nel nulla, ritenuta l’arma del delitto, è stata ritrovata grazie alle parziali dichiarazioni agli inquirenti di uno degli imputati. Zarbo, infatti, ha indicato il luogo esatto in cui era stata occultata una semiautomatica calibro 9 con matricola abrasa.